Dal riscaldamento, si diceva. Sì, perchè quello di Vlahovic è sempre particolarmente intenso e si conclude con... un po' di mentolo spalmato su petto e viso, per respirare meglio. Pronti via, a Dusan basta poco per capire che aria tira in quel di Bergamo: il copione della serata recita "marcatura a uomo" da parte dell'ex di turno Merih Demiral, irremovibile nel tenergli sempre una mano addosso, su un braccio, sul petto, persino sul viso. Ecco perchè l'attaccante inizia subito a far capire ai compagni l'importanza di ricevere la palla in maniera veloce, non esitando a sollecitare Locatelli e Rabiot. A pochi minuti dall'intervallo, il primo sguardo truce in direzione del pubblico di casa, sempre pronto a imbeccarlo, fino alla reazione plateale all'ennesimo contrasto con il difensore turco che gli costa un cartellino giallo (e il rimbrotto di Allegri, che lo invita a mantenere la calma). E come se non bastassero le provocazioni di Demiral, ecco anche gli insulti a sfondo razzista dei tifosi nerazzurri, che già all'andata lo avevano bersagliato di cori inequivocabili (rimanendo peraltro impuniti).
Fine primo tempo, e Vlahovic ha qualcosa da dire anche all'arbitro Mariani, tanto che servono Perin, Szczesny e persino Landucci per tranquillizzarlo. La musica non cambia nella ripresa, quando Dusan continua a parlare con tutti - avversari, compagni, pubblico - e persino... da solo, quasi a commentare tra sè e sè le proprie giocate per spronarsi a fare meglio. Rimasto impassibile al gol di Malinovskyi, esulta eccome a quello di Danilo, unendosi all'abbraccio bianconero per poi recuperare la palla e portarla sul cerchio di centro campo, sollecitando tutti a provare a vincerla. Ma per il fischio finale è questione di istanti. Eppure la partita di Vlahovic, in un certo senso, non è ancora conclusa, tanto che prima di accomodarsi negli spogliatoi riprende a parlare con Sportiello, un "muro" vivente contro i suoi tiri. E infine, l'ennesimo sguardo di sfida a Demiral, scuotendo la testa: finisce 1-1, anche tra di loro.