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Sembra che i giovani talenti della Juventus siano inquieti. Illing Jr, Yildiz, scalpiterebbero perchè, pur godendo già di una certa fama, hanno collezionato ben pochi minuti in prima squadra. Huijsen vorrebbe seguire il suo mentore Tognozzi al Granada, dove è approdato da Torino. Non vorrebbero (il condizionale è d'obbligo), insomma, fare più anticamera, né emigrare in prestito a una provinciale.

L'assunto, tutto da dimostrare, è che avrebbero già un buon mercato. Si andrebbe dai 20 ai 30 milioni. Sempre a parole, tutti sono dati già per campioni. Ma ne siamo sicuri? Certo, i grandi intenditori vedono le certezze nelle promesse, seguono i filmati, gli allenamenti, parlano con gli agenti. Ma questo non basta a creare una quotazione. Conta la legge della domanda e dell' offerta. Quante sono state le richieste concrete per Yildiz e per Illing Jr? Non lo sappiamo. Si sparano cifre come fuochi d'artificio l'ultimo dell' anno. Hanno giocato poco, d'accordo, ma di Illing ricordiamo un ottimo finale contro il Benfica, in cui ribaltò la partita (non il punteggio); del giovane turco resta nella memoria un pallonetto “quasi goal”. Di entrambi si conoscono buone prestazioni nelle giovanili bianconere. Di Huijsen possiamo dire la stessa cosa.

E allora, perché se si prospetta la vendita dei tre per poter finanziare un “colpo” importante, ci sentiamo più delusi che contenti?

Intanto perché la Juve ci ha abituato male, cioè a comprare in perdita, tanto poi ci pensava la Exor. Ora non è più così o meglio: la Exor ci pensa due volte prima di ripianare per forza e preferisce il sistema acquisti finanziati con  cessioni. La seconda ragione sta nel fatto che i giocatori fatti crescere in casa sono quelli a cui ci si affeziona di più. La terza, e probabilmente la più forte, è che son tutti giovani calciatori aperti sul futuro. E il futuro, che non ha bisogno di alcuna controprova, fa sempre sognare di più.