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Ha quella faccia un po’ così. Quella che tutto intorno scorrono gli eventi e non importa quanto banali o deflagranti siano, lei resta sempre la stessa, impassibile. Ha quella faccia un po’ così che giochi a Vinovo, ad Alessandria o a San Siro. Si dice che, volenti o nolenti, nei tratti del nostro carattere ci portiamo dietro quella che è la nostra provenienza geografica, i luoghi dove siamo nati e cresciuti. Dean Huijsen è esempio di questo: freddo come può esserlo Amsterdam dove è nato, caldo come Marbella, nel sud della Spagna, dove si è trasferito poco più che bambino. Una dualità che si è vista chiaramente ieri sera contro il Milan. Freddo come nell’anticipo di petto su Leao, caldo nell’accompagnare Musah a bordocampo con una spallata.
 
Per restare alle dualità: umiltà e ambizione. Due ingredienti che, se mal dosati, possono produrre insieme una miscela esplosiva, pericolosa da maneggiare. In equilibrio portano invece ad una caratteristica comune ai grandi calciatori: la personalità. Il padre di Huijsen, poco più di un anno fa, diceva ai nostri microfoni: “L’ambizione è che esordisca in prima squadra a 17 anni”. Ce l’ha fatta, un po’ in ritardo perché adesso di anni ne ha 18, ma glielo perdoniamo. Sempre una stagione fa, Huijsen si preparava al salto dall’Under 19 alla Next Gen: fuori categoria per giocare in Primavera. Aneddoto: non ha smesso di seguire i suoi compagni e amici, dalla tribunetta di Vinovo e, nelle prime settimane, scendeva in campo durante il riscaldamento per salutare e caricare il gruppo di Montero.
 
Piedi per terra, sempre. Aiutato in questo da una famiglia che, insieme a lui, si è trasferita nel torinese e che lo segue ovunque. Al Training Center di Vinovo, al Moccagatta di Alessandria, All’Allianz Stadium, A San Siro, fino in tournée negli Stati Uniti o a Pescara per la prima della Next Gen.
 
La personalità, poi, è quella cosa che ti permette di salire e scendere dalle montagne russe senza avvertire il senso di nausea e senza restare intontiti dalla paura. È quella cosa che tu compi errori pesanti in Next Gen a inizio stagione, ma poi fai un esordio da stropicciarsi gli occhi sotto le luci di San Siro, quelle abituate a illuminare i grandi calciatori e che di olandesi di talento ne hanno visti a bizzeffe, per stare alle suggestioni.
 
Battesimo del fuoco per il ragazzo di ghiaccio che non si è sciolto ma ha sciolto l’ultimo dubbio: sì, può già giocare in Serie A ed entrare nelle rotazioni di Allegri.