SENZA SCONTI - "Higuain uomo di fiducia? Non la metterei così: non lo mettevo in campo per rapporto personale, al Chelsea non giocava e c'era Giroud" ha detto Sarri, mettendo a tacere chi ha sempre creduto che facesse figli e figliastri, quando si toccavano i suoi pupilli. Ed il Pipa, un pupillo lo è per davvero: questo però non ha impedito al tecnico di mettere una certa distanza professionale. Anzi, il rapporto che li lega è servito - effetto boomerang - più ad Higuain stesso: dopo un'annata buia, quale squadra è meglio della Juventus, con Sarri accanto, per rilanciarsi. Ecco, sì, c'è del tenero tra i due, ma quel tenero che motiva, non che privilegia.
SUDORE - "Ha giocato perché ho visto cose importanti, ricordi di due o tre anni fa. Ha fatto bene. Non c'era niente di personale nella scelta" ha ribadito ancora Sarri, avvalorando la nostra tesi. Higuain non si è mai messo in discussione dal punto di vista del mercato, consapevole quasi, che se avesse dimostrato di essere Higuain non avrebbe avuto rivali. Non certo perché è simpatico, ma sostanzialmente perché è forte. Ed il talento, come lo stesso Pipa ha fatto vedere negli anni, è quello che differenzia i buoni giocatori dai campioni. Contro il Napoli, anche se Sarri non era lì a pochi passi da lui, Higuain ha fatto vedere cosa voglia dire "ricordi di due o tre anni fa". Ha fatto vedere, ancor più, che dietro le logiche dei bilanci, degli stipendi, dei rumors, il calcio è ancora fatto di professionisti: che si vogliono anche bene, per carità, ma che, soprattutto, comprendono il valore del proprio mestiere.