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L’ultima volta che Gonzalo Higuain è rimasto a digiuno per cinque partite consecutive, giocava ancora nel Real Madrid. Capitò tra il settembre e l’ottobre del 2012, quando tra Liga e Champions League il Pipita attraversò uno dei periodi più lunghi senza segnare. Da quando è in Italia non è più capitato: adesso, a quattro match dall’ultima rete (proprio contro il Napoli, in Coppa Italia allo Juventus Stadium), lo attende la sfida da ex al San Paolo.

EVOLUZIONE TATTICA - In questi giorni, come riportato da La Repubblica, Gonzalo è apparso comunque sereno. Ha dimezzato le fatiche transoceaniche con l’ammonizione rimediata contro il Cile e ormai da una settimana la sua mente è concentrata soltanto sul Napoli. Pronto ai fischi e alle pernacchie, consapevole però che rimanere “a dieta di gol” anche domani sera rappresenterebbe una scocciatura non indifferente. Per questo, per i tifosi napoletani, questa parentesi senza reti è quanto di peggio possa esserci. La differenza di marcature dell’Higuain bianconero rispetto a quello napoletano è comunque evidente: il Pipita segna leggermente meno da quando è a Torino, complice anche un’evoluzione tattica e tecnica evidente. Più che una difficoltà, si tratta quindi di un adattamento. Il centravanti tira in porta meno di tre volte a partita, ha circa la metà delle occasioni da gol rispetto alla scorsa stagione, ma mantiene le stesse elevatissime percentuali realizzative. Intanto, partecipa più alla manovra, serve assist, contribuisce al recupero del pallone: la svolta, con il 4-2-3-1, è avvenuta quando Allegri ha deciso di lasciarlo “solo” al centro dell’attacco.

VITA DIVERSA - Ma la cesura non è soltanto tattica. Higuain a Torino ha trovato buone compagnie, anche se a livello sentimentale resta single, come a Napoli. Frequenta spesso l’amico e vicino di casa Dybala e Rincon, che spesso gli fa da autista (lui non guida quasi mai, possiede solo la Jeep aziendale). In assoluto il giocatore fa vita meno ritirata rispetto allo scorso anno, dove il suo raggio d’azione era limitato dalla pressione che il capoluogo campano gli metteva addosso. Qui ha trovato almeno tre luoghi giusti in cui passare il tempo: un locale vicino al Grande Torino, una bisteccheria con vista Po, un ristorante di sushi in centro. Posti dove Gonzalo sa di potersi muovere con sufficiente disinvoltura. La stessa che lo caratterizza nello spogliatoio della Juve, dove si è integrato alla perfezione. Qualcuno se lo immaginava egoista, accentratore di gioco e di attenzioni, e invece l’argentino rimane fedele al proprio temperamento: una persona timida, a volte un po’ sulle sue, che tuttavia non ha mai posto la sua voglia di gol davanti al bene della squadra. Insomma, il trono di capocannoniere può appartenere senza problemi al passato: fermo restando che quella del San Paolo sarebbe la serata perfetta per interrompere il digiuno.