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Tutti a chiedersi: come sarà accolto Conte? E invece sull'ex condottiero c'è stato praticamente un velo mai squarciato, come se fosse stato praticamente ignorato. O peggio: trattato come un avversario qualsiasi. Mancava da tanto, con il pubblico, e il pubblico stavolta l'ha beccato. Alla lettura delle formazioni sono piovuti fischi, durante la partita neanche un coro e pure qualche timido applauso. Come quando fuori piove, però c'è anche il sole: non capisci, sei stralunato, un po' tra i ricordi e un po' nel presente. 


La partita di Antonio Conte


Dal fischio d'inizio al fischio finale, Antonio Conte è stato il solito martello: si è preso la fase difensiva, l'ha curata, e ha parlato tanto soprattutto con gli esterni. Non è più quel telecomando dei tempi di Vinovo, ma è una fase più riflessiva, non necessariamente un'evoluzione però di sicuro una versione più emozionata. E' l'effetto che ha fatto rivedere quello stadio che è stata casa sua, e che pure aveva rivoluto in maniera così forte. Tutto sommato, ci poteva stare. Sia la reazione del pubblico, sia la reazione di Conte. Che ha ringraziato quella manciata di affetto e ha provato a farla sua, specialmente nel gesto finale: a fine partita, ha salutato velocemente i suoi tifosi e molto più lentamente quelli della Juventus. Un giro di campo per chiudere questo impatto con il passato, per passare oltre. E, chissà, per tenersi aperta persino una finestra sul futuro. 


Il saluto di Szczesny


Da un'emozione all'altra, prima di Conte era arrivato il momento di Szczesny, e il gran peccato è che sia durato troppo poco: un passaggio a bordocampo, gli applausi, un messaggio con il groppo in gola. Avrebbe meritato qualcosa alla Barzagli, Buffon, Del Piero. Sette anni belli e difficili, benedetti e dannati, terminati però con una decisione drastica presa in maniera impeccabile. Come per Conte, così per Tek: l'importante è che alla fine rimangano i sentimenti, intrecciati alle statistiche. Tutto il tempo che passa, almeno, non sarà mai realmente sprecato.