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La clessidra conta gli ultimi granelli di sabbia, questione di dettagli. La Juventus é in procinto di chiudere l'operazione che porterà Tiago Djalò a Torino, anticipando così il tentativo dell'Inter in quello che sembra un remake della telenovela Bremer.

Ma vediamo chi é Tiago Djalò e in che modo può essere utile alla Juventus, oltre le statistiche e le biografie che si possono facilmente trovare su internet. Abbiamo approfondito il discorso insieme a Federico Giunti, ex allenatore della Primavera del Milan e che ha avuto il difensore portoghese nella propria rosa nel 2019.
 

Djalò, l'intervista a Giunti, ex allenatore al Milan


- Che tipo di giocatore ha conosciuto ai tempi del Milan?
"È arrivato da noi a metà stagione nel 2019, ha giocato sei mesi in Primavera e poi è partito per la Francia, dove ho continuato a seguirlo osservando un suo evidente salto di qualità. Con il Lille è cresciuto tantissimo, ha bruciato velocemente le tappe, ma già quando era al Milan aveva doti fisiche e tecniche incredibili. Tiago è un difensore che ama giocare da dietro, e nonostante la stazza (è alto 1 metro e 90, ndr.) è anche rapido, molto bravo a tenere testa ad attaccanti rapidi e brevilinei". 

- Qual è la zona di campo in cui rende meglio?
"Djalò è di piede destro, con me e in Francia ha giocato sul centrosinistra ma è stato schierato anche in una difesa a tre e non ha mai avuto problemi. Può fare tranquillamente tutti i ruoli, anche il centrale o il terzino sinistro".

- Quindi un giovane di grande prospettiva.
"Assolutamente sì. Alla Juve lo attende un banco di prova importante, perché il Lille era un'altra cosa, ma sono sicuro che sarà all'altezza. Personalmente sono molto curioso di vederlo in una big, certamente dovrà dare il massimo e sistemare quelle piccole sbavature che ogni tanto si concedeva al Milan. Il suo "difetto", in realtà, nasceva quasi paradossalmente da un suo pregio, la grande consapevolezza nei propri mezzi: a volte si fidava talmente tanto delle sue qualità che finiva per sbagliare. Sicuramente avrà avuto modo di lavorare su questo e lo farà ancora".

- A chi può essere paragonato?
"In una recente intervista l'ho accostato a Fabio Cannavaro, ma fisicamente ha poco a che fare con lui. Tiago si fida molto nell'anticipo, ha grande rapidità e quindi riesce subito a recuperare bene anche nello spazio dietro, è "aggressivo" sull'avversario. Per queste caratteristiche credo che il paragone più azzeccato sia quello con un altro milanista, Tomori". 

- La Juve, quindi, ha fatto bene a sferrare il colpo decisivo...
"Ero rimasto che lo avesse preso l'Inter (ride, ndr.). Sono convinto che Tiago sia un investimento che vale la pena fare, soprattutto perché di fatto arriva a zero. La Juve ci ha visto lungo e si assicura un giovane con ampi margini di miglioramento. Ma del resto non mi stupisco, i bianconeri stanno facendo un grande lavoro di scouting per reclutare ragazzi interessanti, come tutti quelli che stanno "salendo" dai piani inferiori. Con l'Under 23 è un passo davanti agli altri, la Seconda Squadra è uno step in più che accelera il percorso di maturazione".

- Non è il caso, insomma, di preoccuparsi del suo infortunio?
"Questo è l'unico punto interrogativo, ma oggi come oggi dopo la rottura del crociato i giocatori tornano come prima, se non meglio. Forse, come per tanti altri ragazzi, bisognerà seguirlo bene nel recupero soprattutto dal punto di vista psicologico, ma Tiago ha tutti i margini per riprendere a giocare sui livelli a cui ci aveva abituato. Sono certo che riuscirà a dare il meglio di sè e a farsi valere, anche nella Juve".