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Il tuffo nei ricordi porta un magone pazzesco. Cos'era, la Juventus. Che bella. E che forte. La grande festa bianconera non riguarda la famiglia Agnelli ma ognuno che ha avuto, anche solo per un attimo - il più bello -, la squadra bianconera nel cuore. Eccoci, dopo tanta attesa. E dopo tanti volti. La festa è finita e gli amici se ne vanno, o comunque resteranno solo nei ricordi di una serata differente. Forse necessaria. Un'introspezione che potrebbe cambiare i connotati anche a questa moderna, di Juventus. Soltanto sapendo chi si era si può capire chi si è. 

LA SFILATA - Ecco: chi si era? Antonio Conte forse lo saprebbe spiegare meglio di tutti, ha attraversato mille situazioni e in mille ruoli. Sempre secondo Agnelli. Poi Lippi: c'è un mare di vittorie. E naturalmente Del Piero, Platini, Zidane (che pure ha aperto a un futuro, chissà). Tocchi di classe. "Una grande famiglia", dice Elkann. Con due assenze fondamentali: un Pallone d'Oro come Pavel Nedved e il Presidente più vincente di tutti, Andrea Agnelli. Nota stonata. Però si capisce il perché. 

LA GRANDE JUVE - Così la partita scorre assieme ai ricordi. C'è un pezzo di infanzia per ogni persona seduta sugli spalti del Pala Alpitour. Ce n'è una per lo spettatore comodo sul divano di casa. E c'è voglia di vederli all'opera, queste figurine. Che tra loro scherzano, ridono, si dicono di tutto come si faceva ai loro tempi. Uno spogliatoio magico, quello degli anni Novanta e primi Duemila. Lo stesso si dica per gli altri protagonisti, cioè degli anni Dieci. Non è un caso che siano i più rappresentati: due generazioni di Juve per due generazioni di spettatori. Indimenticabile.