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La Gazzetta dello Sport ha intervistato Simone Pepe, che ha ricordato la vittoria del primo scudetto con la Juve di Antonio Conte e condiviso qualche aneddoto dell'epoca.

SCUDETTO VINTO A TRIESTE - "Ho un’immagine nitida di me, a tre-quattro minuti dalla fine, noi in vantaggio sul Cagliari. Storari, il nostro secondo portiere, mi si avvicina e dice: “A Milano è quasi finita e l’Inter vince”. E lì ho realizzato che stavamo per prenderci uno scudetto che nessuno in estate ci aveva pronosticato. Nessuno credeva in quella Juve, se non noi stessi. In quell’attimo con Storari, provai una gioia forte, indescrivibile, che ancora mi porto dentro. E sì, vedo qualche analogia con quest’anno, la stessa determinazione".

COME NACQUE IL TRIONFO - "Con la preparazione estiva. Andammo in tournée in America e mi ricordo allenamenti durissimi negli Usa a 40 gradi e con 95 per cento di umidità. Correvamo in mutande con i calzini e le scarpe. Conte ci spiegò la Juve con la cultura del lavoro. Ci illustrò il concetto base della casa: “Chi c’era prima di noi ha vinto, chi verrà dopo di noi vincerà, quindi adesso dobbiamo vincere noi”. E quell’anno lì dovevamo vincere perché non succedeva da tempo. È stato lo scudetto della resurrezione e della rivincita, due volte bello".

PIRLO E INLER - "In estate Conte avrebbe voluto Inler, il regista svizzero dell’Udinese, squadra da cui ero arrivato anch’io l’anno prima. La società però scelse Pirlo svincolato dal Milan. Dicevano che fosse mezzo rotto, tutte balle. Andrea ci cambiò il modo di essere e di giocare. La sera di Trieste, Pirlo fece la battuta a Conte: “Mister, tu volevi Inler, ma con tutto il rispetto per lui sono arrivato io e ti ho fatto vincere lo scudetto al primo colpo”. Poteva permetterselo, era un fenomeno".

CHE GIOCATORE ERA - "Calciavo con tutti e due i piedi, avevo una discreta qualità. Oggi mi rivedo un po’ in Kostic".

IL COMPAGNO PIÙ FORTE - "Pirlo, ma a Totò Di Natale ho visto fare cose pazzesche. Lo si ricorda di meno perché non è stato in grandi squadre, però Di Natale era sontuoso".