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"Partiamo dalla conclusione: la Juventus - come qualsiasi altro club o individuo imputato in un procedimento ordinario o sportivo - ha diritto a un processo equo, a essere giudicata da un giudice obiettivo e non fazioso e a essere oggetto di indagine da parte di un pubblico ministero libero da condizionamenti, pregiudizi o tifo avverso". E' quanto scrive la Gazzetta dello Sport oggi, proseguendo: "Sembra un concetto banale, scontato. Ma va ripetuto con forza visto quanto sta uscendo in questi giorni, scavando nel passato di uno dei pubblici ministeri dell'inchiesta Prisma (Ciro Santoriello) e di chi fa parte del Collegio di garanzia del Coni (Vincenzo Cesaro e Pier Giorgio Maffezzoli) anche se non sarà chiamato a giudicare il ricorso della Juve sul -15. Dichiarazioni imbarazzanti quelle del pm, rilasciate 4 anni fa a un convegno, e vecchi post scritti sui social quelli dei giudici Coni, che denotano nella migliore delle ipotesi una leggerezza inaccettabile per chi ricopre certi ruoli e nella peggiore una avversione che potrebbe minare l'onestà di giudizio".

E la replica della Juve? "Eleganza e stile ha dimostrato Francesco Calvo", chiedendo rispetto. Come si legge: "È quello che pretendono non solo il club bianconero e i suoi tifosi, ma dobbiamo pretendere tutti: istituzioni, media e sportivi che tengono a squadre diverse. Perché prima o poi, gli altri rischiamo di essere noi. Chiunque viene chiamato a ricoprire ruoli importantissimi come un pubblico ministero ha il dovere di pesare le parole in ogni circostanza".