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L'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport propone una riflessione "provocatoria" sull'ad della Juve Maurizio Arrivabene, indicato come il principale artefice dell'addio di Paulo Dybala. Eccone alcuni estratti.

L'ARTE DELLA DISSIMULAZIONE - "Dissimulare è uno dei verbi che si declinano negli affari. Nascondere le proprie intenzioni, dire una cosa, pensarne e farne un’altra. A dicembre Arrivabene si era espresso con prudenza sul mercato imminente: "Stiamo lavorando sulla sostenibilità dei conti e sulla competitività della squadra". Un mese più tardi ha acquistato Vlahovic dalla Fiorentina per quasi 80 milioni. Finte e controfinte di un manager d’alto bordo con un punto debole.

COMUNICAZIONE - La comunicazione non sembra il suo forte. Si dice che Sergio Marchionne, l’uomo che alla fine del 2014 lo nominò “team principal” della Ferrari, gli avesse chiesto di contenere le esuberanze verbali. La galleria delle frasi celebri di Arrivabene in Formula 1 è di livello. Un giorno, a chi gli domanda dei ritardati pagamenti di una scuderia a cui la Ferrari fornisce i motori, Arrivabene risponde: "No money no honey". Niente soldi, niente miele, e nulla di male se non fosse che nel mondo la locuzione inglese è spesso usata dalle prostitute per allontanare clienti riottosi a elargire il pattuito. La platea internazionale rimane perplessa. Un’altra volta replica così a un’osservazione: "I’m not out of mind like a terrace", non sono fuori di testa come un balcone, espressione che ha un senso in Italia, ma che fuori dall’Italia non significa nulla. [...]
 
LA CARRIERA - Arrivabene lavora a Losanna, alla Philip Morris, colosso del tabacco e sponsor della Ferrari. “Iron Mau” diventa vice presidente con la responsabilità della comunicazione Marlboro. Si lega a Michael Schumacher. Alla Philip Morris incrocia Andrea Agnelli, manager dell’area marketing. Svolta a fine 2014, quando Sergio Marchionne, il ceo della Fiat, l’uomo dell’acquisizione di Chrysler e del salvataggio della “real casa” torinese, gli affida la Ferrari. [...] 

ETERNO SECONDO? - Gli imputano un errore strategico, il rinnovo di contratto di Vettel a 36 milioni l’anno per un triennio, mega-accordo rispetto al quale la questione Dybala è una nocciolina. La firma arriva nell’agosto del 2017, quando Vettel è in corsa per il Mondiale. Vettel però quel Mondiale non lo vince e la Ferrari resta “prigioniera” del tedesco. Secondo alcuni su quel triennale a Vettel si frantuma la possibilità che Hamilton lasci la Mercedes per Maranello, nonostante il pilota inglese ne abbia voglia. Arrivabene ha una predilezione per Vettel, come l’aveva per Schumacher: il “fascino” dei tedeschi, la loro affidabilità. Difende Vettel finché può, fino al 2018. Giorni difficili. Marchionne non c’è più, se ne è andato in estate. Arrivabene chiude con la Ferrari. Gli resta l’etichetta dell’eterno secondo, del manager duro, non vincente. Il rischio è che gli accada lo stesso alla Juve, Dybala o non Dybala.