Prima che arrivasse Giorgio Gaber a istruirci sulla scomparsa della differenza tra la destra e la sinistra, vivevamo in una società profondamente politicizzata. Il consenso a questo o a quel partito era frutto di una autentica scelta di campo ideologico il quale ispirava la nostra stessa quotidianità. Una sorta di senso d’appartenenza che contaminava tutti i nostri gesti e le nostre parole. Anche quando si trattava di pallone.
A pesare sui piatti della bilancia erano naturalmente le tifoserie e, nello specifico, quelle che si radunavano nelle curve degli stadi. I famosi ultras i quali oltre alla bandiera della loro squadra del cuore sventolavano idealmente anche quella della loro fede politica e sociale. Le stesse squadre finivano per diventare simbolo di un certo schieramento e venivano investite di un compito che si spingeva ben oltre i confini dello sport. Così alcuni degli appuntamenti agonistici domenicali rappresentavano il momento per uno scontro di classe.
Naturalmente le società erano estranee a questo meccanismo, facendo comunque capo a un presidente che era anche padrone e quindi appartenente a una ben decifrabile categoria sociale. Si poteva arrivare così anche al paradosso di una squadra come l’Inter del “rosso” Massimo Moratti con la curva fascista oppure come il Milan del “conservatore” Berlusconi i cui ultras erano perlopiù comunisti. Un caso, invece, di totale coesione lo forniva la Lazio, assolutamente “nera” dal vertice fino all’ultimo tifoso passando per i giocatori. Montesi unico di sinistra venne emarginato e Sollier veniva accolto all’Olimpico da uno striscione tutto per lui con sopra scritto “boia”.
La partita di questa sera tra la Juventus e il Genoa rievoca questi antichi fermenti ideologici che furono molto caldi specialmente nelle stagioni in cui i capitani delle due squadre erano Beppe Furino per i bianconeri e Claudio Onofri per i rossoblù. Due anime agli antipodi e perciò inconciliabili. Quella padronale e aziendalista del centrocampista juventino, quella extraparlamentare uscita da Lotta Continua del difensore genoano. Una divisione netta tra il Genoa del popolo e la Juventus del sistema borghese. Oggi, naturalmente, il distinguo non ha più alcun senso, ma sotto le ceneri dell’ideologia bruciata qualche fiammella vive ancora.