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Rocco Commisso ha rilasciato una bella e lunga intervista a La Gazzetta dello Sport.

CHIESA - "Come dicono gli americani: l’erba del vicino è sempre più verde. Federico sa cosa è la Fiorentina, chi sono io e i nostri tifosi e dove vogliamo arrivare. Andare altrove può essere un rischio per lui. Non so se sarò io a parlare con lui o se lo faranno Joe e Pradè. Non vengo in Italia se devo restare in quarantena. Io voglio una Fiorentina che sia un punto di partenza e non di arrivo. Questo vale per tutti, non solo per Chiesa. Molti giovani giocatori hanno già sposato questo progetto. Milenkovic, Vlahovic, Dragowski, Sottil, Castrovilli e altri. Chiesa deve decidere e come ho detto se vuole andarsene lo accontenterò a patto che la cifra sia giusta. Quanto è la clausola rescissoria di Lautaro? 111 milioni? Beh, potrei levare un milione su Chiesa. No, sto scherzando. Basta che la cifra sia giusta. Prima di sposare il progetto Mediacom potevo diventare il responsabile finanziario di tante aziende leader negli Stati Uniti ma ho scelto una strada diversa. Ho iniziato dal nulla e un passo alla volta è nata Mediacom. E ho scelto bene. Chiesa sa cosa è la Fiorentina, chi è Rocco e cosa troverà in futuro qui a Firenze. Se va altrove non so".

ALLA JUVE - "Io penso al bene della Fiorentina. Se Chiesa vuole andare via la nostra priorità sarà quella di avere la giusta contropartita economica. Non ci sono veti per alcune società. Però, in questo momento ho uno splendido rapporto con Federico e con suo padre. C’è un clima positivo che non va alterato"

RIPARTIRE - Intanto diciamo da dove vuole ripartire la Fiorentina. Ho portato in Italia investimenti importanti della mia famiglia. Ho il 100% della società viola. Non come i presidenti di Inter, Milan, Roma e Lazio che ricevono contributi anche da altri investitori. Gli stessi Agnelli, se non sbaglio, che tramite Exor controllano la Juve, sono proprietari di non più del 35 per cento del valore del club bianconero. Io rischio i miei soldi e non per una quota. Come forza economica la Fiorentina non è seconda a nessuno ma per diventare competitiva ha la necessità di alzare gli introiti. Quindi servono un nuovo stadio, infrastrutture. Non parlo solo dell’incasso delle partite. Parlo di ristoranti, di tutto un indotto. Compresa la possibilità di vendere il nome dello stadio come hanno fatto Arsenal e Juve".

PASSO INDIETRO - "Anzi, rispetto a dieci mesi fa, quando siamo arrivati, forse abbiamo fatto un passo indietro. E questo nonostante una miriade di riunioni che hanno visto protagonisti il sottoscritto, Joe Barone e i nostri avvocati e architetti. Lo Stato vuole aiutare il calcio? Allora cambi leggi vecchie. Aiuti i privati a costruire impianti o a ristrutturare stadi già esistenti superando certi vincoli. Parlo di imprenditori che vogliono creare valore alle città, non di “pirati” che stanno pensando di comprare in Italia aziende in crisi. Di infrastrutture non hanno bisogno solo Firenze e la Fiorentina. Hanno bisogno Milano, Roma, Napoli, Bologna e altre città. Perché c’è una verità che è sotto gli occhi di tutti. La Juve ha vinto otto scudetti consecutivi e varie Coppe nel nuovo stadio. Poi, se non sbaglio Lazio e Napoli hanno vinto Coppa Italia e Supercoppa Italia, una Supercoppa Italiana l’ha alzata anche il Milan. La verità è che ultimamente ha vinto quasi solo la Juve. Brava la società bianconera ma se vince sempre la stessa squadra è un bene? Per cambiare bisogna permettere agli altri club di creare le infrastrutture".