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Non può essere un caso. Se il giorno della ripartenza coincide con quello della speranza e dell'atroce ricordo con lo sguardo rivolto a Superga, qui a Torino non può esserlo neanche per un istante. Nel suo pragmatismo, la città è tornata a splendere di luce e di vita. A fare rumore. A vivere di schiamazzi, di auto di sottofondo e non più, non esclusivamente di ambulanze e terrore. La fase due è nel pieno, sebbene sia ancora fase d'emergenza. E al 4 maggio, le immagini vecchie si sono fatte nuove; le nuove, provano a convivere con le vecchie. Fortune alterne. 

MERCATI E ALLARMI - Mezzi e mobilità sono tornati a pieno regime, ma la sensazione è che su quest'aspetto ci si affidi quasi totalmente al buonsenso cittadino. Un azzardo coi tratti dell'assegno post datato: solo in seguito si saprà quanto pagherà e se pagherà questo tipo di scelta. "Siamo a un primo passo, nessuno pensi sia un libera tutti", il tuono e tono istituzionale di Chiara Appendino è di appena 24 ore fa. Peccato che alcune scene si siano ripetute, più o meno frequentemente, negli stessi luoghi in cui settimane prima si erano spiegate le sirene dell'allarme popolare. Esempio chiaro: i mercati rionali. Corso Brunelleschi e Corso Racconigi, dalle prime ore del mattino, pullulavano di persone e micro assembramenti. Mascherine, tante. Controlli, pochi. A Porta Palazzo, storico mercato cittadino, sessanta banchi alimentari hanno riaperto dopo un mese di stop: 200 persone in fila per riappropriarsi di un altro pezzo di libertà, però contornati dalla protesta degli ambulanti contro stenti e governanti.

SUI MEZZI - Girare per la città, se non si è in macchina, è tutto fuorché un'impresa. All'apparenza, non necessita di autocertificazione. E se questa mattina - come ha rivelato il Corriere della Sera - nelle stazioni è stata evitata la solita ressa grazie ai severi controlli all'ingresso, lo stesso non si può dire delle banchine, dei pullman, dei tram e di tutti i mezzi - metro esclusa - che animano Torino e i suoi cittadini. Il distanziamento, in questo caso, è totalmente 'a occhio': ci si siede sui seggiolini non marchiati dall'adesivo GTT (volti a garantire il distanziamento minimo tra le persone), ma su poche corse si trovano dipendenti del trasporto concretamente in grado di evitare folla, di stabilire la capacità massima di un mezzo. In alto, sulle maniglie immaginate ricettacolo di virus, mille avvisi su come comportarsi: l'obbligo di mascherine, il forte invito all'utilizzo di guanti alternativo ai gel igienizzanti. Eccola, la vita che riparte, che è irrimediabilmente cambiata. Che dipende dai suoi cittadini, in modo così netto da far spavento.