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Con le parole, non con il tono della voce. Ai microfoni della FIGC, il centrocampista classe 2001 di proprietà della Juventus, Nicolò Fagioli, ha alzato la voce e ha messo in fila concetti che, negli ultimi giorni in particolare, sono al centro del dibattito calcistico italiano. Il giocatore, oggi in prestito alla Cremonese, si è fatto portavoce delle istanze dei giovani calciatori: “Vedo che in Spagna, forse in Inghilterra un po’ meno, ma anche in Germania e Francia, i giovani giocano di più rispetto all’Italia. Sicuramente qui da noi, quando un giovane gioca e poi magari nei top club sbaglia una partita o due, si critica subito il giocatore, si dice che non è pronto e che magari deve andare a fare prima un’esperienza fuori, e quindi anche per l’allenatore è difficile farlo giocare con continuità”.
 
Nicolò Fagioli è uno dei frutti pregiati di quello che più volte è stato definito “progetto giovani”, in casa Juventus. Negli ultimi anni, il club ha investito fortemente sul settore giovanile, non è un caso che la Vecchia Signora sia, al momento, l’unica squadra ad aver varato la squadra B, l’Under 23, che gioca in Serie C. Non è un caso, ancora, che la Primavera bianconera abbia conquistato l’accesso alle Final Four di Youth League, la Champions League dedicata alle squadre Under 19.
 
Dai più chiacchierati a chi sta cominciando a ritagliarsi uno spazio sotto i riflettori, sono numerosi i giovani di proprietà della Juventus in rampa di lancio. Per molti di loro, si prospetta un percorso simile a quello di Fagioli, prestiti in Serie B o in squadre di bassa classifica di Serie A, come Radu Dragusin, per macinare chilometri in campo e tornare pronti alla base. Un percorso già avvallato, anche pubblicamente, da Massimiliano Allegri.
 
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