L’ESORDIO - “Succede che esce Toñito ed entra un extraterrestre di 17 anni. Gli dissi qualcosa come ‘Suerte, mostro’, poi si scatenò. Aveva una voglia incredibile di mangiarsi il mondo. Ero un buon giocatore io, ma la differenza si è vista da subito: Cristiano ha sempre avuto il potere di cambiare le squadre”.
COME JORDAN E NADAL - “Chi come me lo osservava da vicino, vedeva una scintilla: non aveva dubbi sul fatto che sarebbe diventato un campione. Certo, era difficile pensare che sarebbe diventato il Michael Jordan del calcio. Io lo paragono a Rafa Nadal: ha una testa fuori dal comune. Uno così nasce ogni 50 anni o forse di più”.
IL PRIMO GOL - “Ogni giorno su WhatsApp qualcuno mi manda il video, ma non mi stanco mai: mi fa sentire una piccola parte della sua incredibile storia. Poi, se volete, potete dire che il gol è nato dal mio tacco, ma in realtà ho fatto poco o nulla: solo una giocata sulla trequarti, poi lui ne ha saltati tre. E dopo ne ha segnato pure un altro”.
POCHI CONTATTI - “Se ci sentiamo spesso? No, purtroppo. E poi la Juve me lo ha ‘rubato’: non posso più vederlo in tv ogni settimana. Una volta venne qui alle Canarie col Real Madrid e andai a trovarlo in albergo. Gli dissi: ‘Ti ricordi di quando ti accompagnavo a casa dopo gli allenamenti? Non avevi neanche la patente e adesso guidi una Ferrari’”.
RIMPIANTO DELLA LIGA - “Manca a tutti, pure ai rivali, ma soprattutto al Real. Ero dispiaciuto quest’estate, ma poi ho capito: è andato in una squadra già fortissima in cui lui è il ‘plus’. La Juve è la favorita in Champions”.