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Patrice Evra si racconta in una lunga intervista a Repubblica, eccone alcuni passaggi.

ALLEGRI - “Io alla Juve arrivai per Conte! Ma lui lasciò? Esatto. Allora ebbi un colloquio con Allegri, in cui espressi dubbi sulla mia permanenza. E lui, sempre calmo e lucido: “Pat, traaaaanquillo, ma non ti preoccupaaaaaare…”. Di lì a poco capii la più grande qualità di Allegri. Ha un fiuto incredibile per il calcio. Lo aveva anche Ferguson. Ma non come Max. Allegri sa sempre come andrà una partita prima che cominci. Al ritorno degli ottavi di Champions 2015, a Dortmund, predisse tutto: “Accadrà questo, questo e questo… e noi faremo questo questo e questo”, ci annunciò nello spogliatoio. Andò così, per filo e per segno. Pazzesco. Prima della partita ci disse: “Questa per noi è un’amichevole”. Mentre qualche giorno prima contro il Genoa ci urlava contro in allenamento come prima di una finale di Champions League: “State concentrati! Muovetevi! Sveglia!”. Perché Allegri è così: è ossessionato dalle partite contro le piccole. Non si preoccupa dei big match. È un’altra lezione che ho imparato da Allegri”.

ALLEGRI RILASSATO - “Questo lo dite voi! Quando si arriva in un’istituzione leggendaria come la Juve, anche l’allenatore più tranquillo rispetta la cultura del lavoro del club. I bianconeri sono orgogliosi di essere la squadra che si sfianca di più. Per la prima volta nella mia carriera, alla Juve mi son detto: “Qui davvero mi guadagno duramente ogni euro”. Gli allenamenti con Allegri non erano affatto rilassanti. La gente dice: “Con Conte era ancora peggio”. Per me invece è lo stesso. Allegri ti ammazza di lavoro, ma è intelligente perché te lo impone con il sorriso”.