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Patrice Evra si racconta in una lunga intervista a Repubblica, eccone alcuni passaggi.

ADDIO E CHIELLINI - “Forse perché sono un po’ pazzo. Dopo gli europei 2016, torno alla Juve. Prima partita: panchina. Seconda partita: panchina. Chiedo spiegazioni al mister. Allegri allora mi fa: “Patrice, non devi giocare tutte le partite. Ti prometto che giocherai sempre i big match”. Ma io non avrei mai potuto accettarlo, come non lo feci con Ferguson, cui dissi: “Boss, se mi riposo, io muoio”. Allora decisi a fine 2016 di lasciare la Juve. Il direttore sportivo Paratici era sconvolto: “Stai scherzando? Vinceremo il campionato e arriveremo in finale di Champions! Dove vai?”. Ma io sono fatto così. Se non sono felice al 100%, vado via. Chiellini ancora oggi è arrabbiato con me per quel mio addio. Sì. Mi disse: “Pat, ma perché ci fai questo?”. Per Giorgio avrei dovuto giocare nella Juve a vita. Ma io devo sempre avere passione e impegno al 100%. Sono un uomo onesto. Non fu colpa della Juve, ma mia”.

AMORE PER LA JUVE - “Perché la Vecchia Signora è nel mio Dna, come il Manchester United. Ti innamori di lei, della sua storia, della sua etica del lavoro, della mentalità vincente, di tutto. Sono andato allo Juventus stadium di recente e ancora oggi cantano il mio nome. Mi amano perché sanno che ho dato sempre il massimo e il mio cuore per questo club e anche per questo Paese. L’Italia è la mia seconda patria, la mia carriera è iniziata qui. Non sputo mai nel piatto dove ho mangiato. Questa è la verità”.