PROTOCOLLI - In ogni caso sono convinto che, alla fine, a spuntarla sulle perplessità e sulle pur legittime ansie saranno le società di calcio, le quali da tempo si stanno attrezzando per ripartire dando al movimento una parvenza di normalità. Molti dei Governatori delle Regioni alle quali fanno capo le società richiedenti, in primis la Juventus, si sono già espressi in maniera favorevole seppure in contrasto con il parere del Comitato Tecnico Scientifico che fa da sentinella per la salvaguardia della salute dei cittadini italiani. A vantaggio di chi si batte per la riapertura giocano sicuramente i protocolli molto rigidi che le società si sono dette pronte a mettere in atto per fare in modo che una partita di calcio non si trasformi in un nuovo focolaio pandemico. Ancora vengono i brividi nel ripensare a quella “bomba” che fu Atalanta-Valencia giocata al Meazza. Detto ciò e fatti i debiti scongiuri, la verità e che il destino di questo evento sarà completamente nelle mani degli stessi tifosi i quali soltanto grazie ad un comportamento rigorosamente virtuoso potranno garantire il successo o meno dell’iniziativa.
COMPORTAMENTI - Il paragone con ciò che è accaduto con la riapertura delle discoteche non è campato in aria e dovrebbe servire da lezione molto severa. Se i tifosi che, con un certo coraggio molto simile all’incoscienza, dovessero mai replicare sugli spalti (ma anche all’ingresso e in uscita dallo stadio) gli atteggiamenti scriteriati di coloro che si scatenavano sulle piste da ballo, vorrebbe dire che la festa appena incominciata è già finita e che avevano ragione quelli che predicavano maggiore prudenza e più pazienza.