L'UNICO RIMPIANTO - "L’unico rimpianto è che al culmine della mia carriera, dopo cinque giornate di campionato ero capocannoniere, poi mi sono fatto male. Tutti poi sappiamo come sia andata a finire con la Fiorentina. Io credo che certe cose possano essere messe in preventivo, ma l’infortunio toglie tutto il resto perché ero al culmine della mia carriera a 30 anni, c’era all’orizzonte il Mondiale in Corea e Giappone e a Firenze stavo meravigliosamente bene. Per il resto sono contento di quello che ho fatto, ho giocato nelle squadre più forti, con l’obiettivo di vincere lo Scudetto, ma anche per la salvezza a Siena, e non mi posso lamentare. Credo che ogni allenatore che ho avuto mi abbia sempre dato qualcosa, sia quelli con cui ho vinto che gli altri. Ho avuto tutti i più grandi tecnici italiani".
COSA MANCA - "Mi manca qualcuno che non mi ha potuto allenare come Lippi o Capello, che sono stati i top in Europa, sarei stato curioso di lavorare con loro ma tutti mi hanno dato qualcosa. Penso anche a Gigi Simoni che non c’è più e mi piange il cuore perché è venuto a mancare una grandissima persona. Mancini? Rappresenta tanto per me, ha fatto parte del percorso della mia vita con continuità: ci siamo conosciuti quando avevo 18 anni ed è stato mio compagno di squadra, mio allenatore e adesso è il ct della Nazionale. La soddisfazione per un calciatore è aver giocato con i più grandi attaccanti al mondo. Se vinci poi completi la cosa ovviamente".