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Ha fatto discutere la proposta degli avvocati Angelo e Sergio Pisani in relazione al match di campionato Inter-Juventus. I due legali hanno lanciato una petizione tramite il portale Change.org per ottenere la ripetizione della partita disputata sabato scorso a San Siro, che ha causato una lunga scia di polemiche in relazione all’arbitraggio di Orsato. Un’iniziativa - presentata come una “maxi azione legale” e basata su “un esposto a firma di migliaia di tifosi non solo del Napoli” - destinata a non avere alcuna conseguenza di tipo legale.

E’ possibile disporre la ripetizione di una partita per “errore tecnico” dell’arbitro? L’ipotesi, seppur non comune, è in effetti prevista dal regolamento, che però cita in concreto una sola possibilità: l’ammissione dell’errore da parte dello stesso direttore di gara, che deve farne menzione nel referto o in “supplemento di rapporto”. A dir poco limitati sono i casi residui in cui si può configurare la ripetizione. Un esempio concreto lo offre il match dello scorso 14 ottobre - valido per la sesta giornata del Campionato di Eccellenza pugliese - tra Atletico Aradeo e Atletico Vieste. In quell’occasione l’arbitro annullò un gol su calcio di rigore dei leccesi senza alcun motivo apparente e, dopo il ricorso della società, il Giudice Sportivo ha ammesso l’errore tecnico (il direttore di gara aveva ravvisato la presenza di un secondo giocatore all’interno del dischetto e anziché disporre la ripetizione del penalty aveva fischiato un calcio di punizione indiretto agli avversari).

Ora, è subito chiaro che in Inter-Juve non vi siano state sviste di questo tipo. Anche il secondo cartellino giallo non mostrato all’indirizzo di Pjanic - che poi è la svista più grave attribuita a Orsato - deriva sì da un errore di comunicazione tra VAR e direttore di gara, ma non tale da esercitare una “effettiva influenza sul regolare svolgimento della gara”. A nulla, in questo senso, può valere il tentativo degli avvocati Pisani di dare il via ad un’azione “sul modello delle class-action americane” (paragone che già di per sé appare molto fumoso).

Né, d’altra parte, ha alcuna valenza legale la pazza idea del telecronista-tifoso del Napoli Carlo Alvino di “apporre sulle maglie dell’anno prossimo lo scudetto (indipendentemente dall’esito del campionato) per certificare che siamo noi gli unici veri e soli campioni”. La normativa sullo scudetto, così come la coccarda tricolore della Coppa Italia, è contenuta nel Regolamento delle divise da gioco emanato dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A, che dispone: “La Società che nella stagione precedente si è aggiudicata la vittoria del Campionato appone sulla propria maglia lo scudetto tricolore”. Insomma, per usare le parole del Procuratore Giuseppe Pecoraro, “bisogna accettare i risultati del campo”.