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Leggevo ieri l’intervista che Liam Brady ha rilasciato per introdurre Juventus-Inter. Lui giocò, in Italia, con entrambe le maglie ma fu certamente quella bianconera a restargli disegnata nel cuore. Lo si capisce dalla nostalgia che accompagna le parole dell’ex campione irlandese. Una nostalgia che ho provato rivedendo idealmente il film di quei primi Anni Ottanta, era l’Ottantadue per l’esattezza, i quali calcisticamente per l’assegnazione dello scudetto si chiusero a Catanzaro dove i bianconeri di Trapattoni vinsero per una rete a zero grazie al rigore segnato proprio da Brady il quale già sapeva che, con l’arrivo di Platini, a fine stagione sarebbe stato ceduto alla Sampdoria.

Quel pomeriggio, era il 16 di maggio, Juve e Fiorentina si giocavano lo scudetto. La tensione era alle stelle. I viola erano bloccati sullo zero a Cagliari. Idem la Juventus fino al momento in cui non arrivò quel rigore sacrosanto e decisivo. Il giocatore incaricato sarebbe stato Virdis, ma era uscito dal campo poco prima. Brady raccolse la palla da terra e la fissò sul dischetto. La gente un poco si stupì perché il rischio che l’irlandese si volesse vendicare per la cessione sbagliando ci poteva anche stare. Prima di calciare Brady osservò verso la panchina e il suo sguardo incrociò quello del Trap. Con il collega Beccantini ero in campo, dietro il tecnico bianconero, anche se era vietato. Brady segnò e poi corse dal Trap che gli disse: “Very, very gentleman”. Già proprio un gran signore. Come giocatore e come uomo. 

Ora, alla vigilia di una partita che per la Juventus potrebbe significare la possibilità di raggiungere un traguardo che sembrava ormai svanito come la lotta per lo scudetto, penso che è bello immaginare un altro campione ufficialmente sul piede di partenza capace di comportarsi, per eleganza e per etica professionale, allo stesso modo in cui fece Brady. Se davvero fosse Paulo Dybala insomma, che tra l’altro potrebbe finire all’Inter, a risolvere la sfida di domani verrebbe scritta una nuova pagina di calcio da leggenda. Quello di una volta che piaceva tanto anche ai bambini perché sapeva raccontare delle fiabe.