PAULO ABDICA - Non ne ha più la Juventus, ormai non più aggrappata al suo dieci, anche quando ne avrebbe bisogno. Non ne ha lo stesso Allegri, che pure continua a puntare su di lui perché ha bisogno di guizzi, spunti, situazioni che Dybala sa comunque generare. Ma guardare l'argentino così inerme, imbrigliato senza possibilità - a tratti anche volontà - di sciogliere la catena di difensori alla quale De Leo/Mihajlovic l'hanno sottoposto, è stato un colpo al cuore per i tifosi. Al momento del cambio (stavolta nessuna scaramanzia dopo Cagliari: Allegri aveva bisogno di ampiezza e non ci ha pensato due volte), un po' di fischi sono piovuti dai vari settori. A Paulo? Alla sostituzione? Alla Juve che non ingranava? La somma fa il risultato dell'insoddisfazione, con Dybala ugualmente protagonista. Sotto gli occhi di Alessandro Del Piero, l'attuale dieci ha corso verso la panchina, provando a ignorare le difficoltà del momento.
LA SCONSACRAZIONE - Una sconsacrazione in piena regola. Dove prima c'era il sacro, oggi c'è il profano (e forse un tradimento, direzione Inter); dove prima c'era la luce, oggi regna il buio. Dove prima c'era un giocatore pienamente nel progetto, oggi c'è un saluto mesto, con poco affetto e soprattutto con nessun effetto. Sembra uno qualsiasi, Dybala, immerso nelle difficoltà strutturali della squadra che s'appresta ad abbandonare. Ed è il più grande peccato che si possa commettere: avvicinarsi al divino, col codino, e ritrovarsi umano, troppo umano. Sotto lo sguardo di chi non raggiungerai mai.