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L’illusione è un pericoloso prodotto della mente che conduce alla distorsione della realtà e che, come accade per i miraggi nel deserto, ci fa vedere cose inesistenti. Spiace doverlo dire ma, alla fine della fiera, Paulo Dybala in concreto si è rivelato essere un personaggio di fantasia come Peter Pan perlomeno rispetto a quelle che erano le speranze riposte nel suo essere campione a tutto tondo. La desolante prova del giocatore argentino a Ferrara è la punta di un iceberg la cui parte sommersa denuncia quanto, purtroppo, le previsioni che segnalavano Dybala come il nuovo Omar Sivori del secondo millennio erano ben più che azzardate e semmai proprio sbagliate.

Nel trappolone dell’amarcord ero caduto anche io quando, appena arrivato da Palermo, Dybala mi aveva incantato con il suo modo di muoversi in campo, di puntare a rete, di domare il pallone con delicata autorevolezza, persino di correre a pelo dell’erba. Gli mancavano soltanto i calzettoni alla “cacaiola” eppoi la trasposizione della sua figura sopra quella del mitico Omar sarebbe stata quasi perfetta.

Evidentemente, al di là delle innate e innegabili qualità tecniche, il giovane sudamericano non possedeva e non possiede quel furore interiore e quel pizzico di sana follia che è indispensabile a un buon giocatore per essere anche un fuoriclasse e quindi un campione. Un vero peccato, davvero, perché Dybala era riuscito a penetrare direttamente nel cuore del popolo bianconero fino a diventare, empaticamente, il simbolo della Juventus declinata al futuro prossimo. La ragioni di questo impoverimento che pare inarrestabile non sono del tutto chiare. Si possono azzardare le ipotesi più svariate a seconda del grado di affettività che lega il tifoso juventino al “suo” numero 10. Qualcuno vorrà addossare la responsabilità dell’eclisse dybaliana a Massimiliano Allegri per il modo in cui ha gestito tatticamente il giocatore. Qualcun altro potrebbe leggere il “caso” di Paulo come il frutto di una demotivazione graduale, magari anche soltanto a livello inconscio, dello stesso fantasista dopo l’arrivo di Cristiano Ronaldo con un suo conseguente disimpegno dalla lotta. Altri potranno pensare e dire che, ormai, lo stesso Dybala si è convinto di non fare più parte del tessuto bianconero e coltiva il desiderio di migrare professionalmente da qualche altra parte. Certo le voci di mercato non gli sono state di aiuto. Infine, ci saranno coloro che accuseranno Dybala di essere troppo distratto da eventi e da situazioni personali e perciò non presente come dovrebbe nella sua attività lavorativa. In ogni caso, pescando nel mucchio una tra le tante di queste ipotesi, la sostanza non cambia minimamente.

La verità o perlomeno ciò che le si avvicina più di ogni altra potrebbe essere molto più semplice e meno psicanalitica. Come ha detto lo stesso Allegri anche dopo la sconfitta con la Spal: “Dybala è un giocatore molto utile alla nostra squadra”. Utile, non indispensabile o fondamentale. Parole rivelatrici perché pronunciate comunque da un addetto ai lavori che se ne intende. Sicchè l’illusione si trasforma in disillusione. Con tante scuse alla memoria del grandissimo e unico Omar Sivori tirato in ballo sventatamente. Di uno come il “cabezon” ce n’è stato e sempre ce ne sarà uno solo. La sua gigantografia campeggia nella “hall of fame” della Juventus. Quella di Paulo Dybala penso che non ci sarà mai.