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Dybala: "Sì sono a Torino con Oriana, come avrai letto. Abbiamo avuto sintomi, io più di lei, non fortissimi. I miei sono stati più lunghi dei suoi, mi hanno impedito di fare alcune cose. Da un paio di giorni stiamo bene senza sintomi, abbiamo ripreso ad allenarci.
Del Piero: 'Io sono a Los Angeles con i bambini, dovevo venire a vedere voi in Champions. Sto cercando con loro di fare che sia tutto un gioco, intanto quello che è successo lo studieremo sui libri di storia. Si va di immaginazione. Ci sono momenti in cui stanno insieme, altri in cui sono separati... Si va avanti... Abbiamo anche iniziato lezioni di spagnolo.
Dybala: Con loro parli in italiano o inglese?
DP: Con loro in italiano, ma fanno inglese a scuola. Ora andiamo con la terza lingua, che a Los Angeles la metà parlano in spagnolo.
DY: "Io sono stato due volte e ho visto che in tanti parlano spagnolo"
DP: "La vita qui è diversa, torno spesso in Italia. E' dentro di noi per mille motivi, ma qui mi trovo bene. Le cose cambiano, può anche essere che cambiamo anche noi. Vivo in collina, ho la fortuna di avere il giardino. Qui da nord a sud di Los Angeles sono 100 km. Peccato oggi piova.
DY: Per questo abbiamo fatto questa diretta.
DP: E' anche il 10 aprile oggi (ridono ndr). Comunque è difficile stare in casa. Si fa qualcosa, ma bisogna avere un obiettivo, tu hai quello di tornare a giocare ad esempio.
DTY: Lo dicevo a Oriana, a me manca uscire per andare al campo, mi manca lo spogliatoio. Non volevo uscire per altro, non per lo shopping, anche se si è arrabbiata.
DP: Sentivo che a fine aprile si potrebbe tornare?
DY: La voglia che tutti abbiamo non ci deve spingere a commettere l'errore di contagiarci di nuovo. Penso che per iniziare serva sicurezza, per tutti, non solo noi giocatori.
DP: Non abbiamo mai fatto la sfida sulle punizioni, anche se in tanti ce la chiedono. La facciamo?
DY: Non è andata dimenticata, ci sono state tante cose in mezzo. Ma la facciamo, mettiamo Buffon in porta.
DP: Però facciamo che si tira solo di destro.
DY: Non vale così. Tu eri bravo anche con il sinistro però.
DP: Facciamo dieci e dieci. Anche se, il tuo gol all'Inter tutto di sinistro...
DY: Quello è stato bello, perché il portiere non se lo aspettava. Ho una domanda per te, però. Come ti vedresti nel calcio di oggi?
DP: Il calcio è cambiato tanto nella comunicazione. Io ho cominciato in un'era dove il giornalista era fuori dallo spogliatoio. Ora, è tutto cresciuto, come dal punto di vista economico. Già nella mia epoca c'erano differenze rispetto a quella prima. Io ho cominciato in un momento in cui il calcio italiano aveva delle caratteristiche precise, difensivo e tattico, l'inglese fisico ecc... Era tutto più definito, ora gli allenatori si sono mixati. Si è cercato di migliorare il dettaglio. La Germania ad esempio ha vinto un mondiale con una tatticità incredibile, che non avevano prima. Magari potessi giocare ancora.
DY: Sarebbe un piacere per tutti.
DP: Se mi dici andiamo a giocare, vado a giocare.
DY: A livello fisico è cambiato tanto, si corre molto di più di come si correva prima. E' una mia impressione? Ho letto che 30 anni fa il massimo che faceva un giocatore era 8 km, oggi ne facciamo anche 12.
DP: Quando ho smesso io, c'erano già questi numeri. Tutto è cambiato con il "passaggio indietro" del portiere. Tutto è più veloce oggi. Una volta, c'erano tre palloni per una partita di Serie A, oggi dieci, perché non si può perdere tempo. Si fanno meno falli oggi, ci sono più telecamere, meno spettacolo forse, ma più voglia di far fare gol. C'è sempre più conoscenza. Per non parlare dello staff. Quanti ne avete adesso?
DY: Guarda, noi ci vestiamo di nero, loro di bianco. A volte, ci sono più persone vestite di bianco che di nero. Però sono tutti preparatissimi, sanno tutto di noi, come e cosa preparare, non solo per la partita. Sono d'accordo, perché il lavoro che devo fare io è diverso da quello che deve fare Chiellini o De Ligt, sono aspetti che ti fanno migliorare, perché altrimenti perderei tempo a fare cose che non mi servono.
DP: Si, è diverso. Ma sulle punizioni, questo, si vede fino ad un certo punto...
DY: (ride) Vedremo. Quella cosa dei falli che dicevi hai ragione. Io Samuel tra gli allenatori della nazionale. Quando sono arrivato a Palermo, giocava ancora all'Inter, non sai quanti colpi e pugni mi ha tirato. Se giocava oggi, lo avrebbero cacciato. L'arbitro allora glielo ha ricordato solamente.
DP: Mi racconti quella cosa della maglia? Premessa, un giorno ci siamo scritti, e cosa mi hai detto che avevi perso una mia maglia...
DY: Sì, sapevo che c'era una tua maglia all'asta... Non ne avevo di tue, dovevo averla assolutamente. Ho fatto entrare Oriana sul sito, per non far vedere che ero io. Ho fatto l'offerta, ma sul sito non vedi quelle più alte. Ti arriva solo una mail. Tre giorni dopo, ancora niente. All'ultimo secondo dell'asta, stavo per festeggiare, ma uno è entrato e ha offerto 10 euro più di me. All'ultimo secondo!!! Quando ho scoperto per quanto l'ho persa, ero arrabiatissimo. Infatti ti ho scritto subito dopo.
DP: Facciamo che te ne regalo una allora.
DY: Facciamo di meglio, scommettiamo. Chi vince la gara di punizioni, riceve la maglia dell'altro.
DP: Come sta la famiglia?
DY: Bene, sono stati messi sotto controllo, ma sono risultati negativi. In Argentina sono stati bravi a fermare tutto subito. Avevano il nostro esempio, avevano già in mente come potesse andare. Ancora due settimane e, come sembra, potrebbe tornare tutto normale. C'è la quarantena, non puoi uscire, altrimenti rischi di andare in galera. Ti possono fare causa... Ma leggiamo le domande... Chi era il tuo idolo da giovane?
DP: Ho cominciato con Platini, era il 10 della Juve. Ma in Serie A all'epoca c'erano tanti campioni, Maradona, Zico... Anche se non potevi vedere nulla, giusto il secondo tempo di una partita e dovevi sperare che fosse la tua. Altrimenti, Novantesimo e La Domenica sportiva.
DY: In Argentina, se in televisione c'è solo una partita, di qualsiasi parte del mondo, la guardiamo. Vedere calcio è sempre bello.
DP: Una domanda per te... Cibo preferito italiano e argentino?
DY: Argentino l'asado non si scambia con niente. Italiano la pizza mi piace tantissimo, ma a Palermo andavo sempre in una trattoria piccolissima di fronte al mare. Non c'era mai nessuno e mangiavo gli spaghetti all'aragosta: guarda, andavo tutte le settimane. Poi però dovevo tornare a piedi per smaltire.
DP: Allora, quando finisce questa storia che ti invito al mio ristorante a Milano, so cosa farti mangiare.
DY: Sei mai stato in Argentina?
DP: Solo una volta, per una tournée a 19 anni. Dovevamo giocare due partite, ma alla fine giocammo solo contro il Velez. C'era lo stadio tutto in legno, incredibile. Pioveva tantissimo. Ricordo che giocava Rampulla, che per fare un rilancio veloce ha colpito nella testa di dietro Torricelli, per poco non si faceva autogol, ci siamo coperti la faccia per non ridere. Ricordo queste tre cose ecco, era estate e c'era un caldo... Mai più venuto.
DY: Eh, dovresti venire. Ti faccio l'asado. Ho anche il campetto da calcio, invito un paio di amici. Vieni da solo o porti la tua squadra?
DP: No, facciamo la squadra lì. Ora ti chiedo una cosa che tanti chiedono: Boca o River?
DY: Guarda ci sono tanti tifosi del River che si ricordano bene di te, per questo ti chiedono. Io però sono stato sette anni con la squadra in cui sono cresciuto, anche andando allo stadio e saltando in curva.
DP: Non è il Boca né il River, ma è?
DY: L'Istituto de Cordoba. Non la conoscono tanti, perché sono spesso in Serie B.
DP: Facevo uguale a Padova, anche se non era la Juve, la squadra che tifavo.
DY: In Argentina succede che tifi per la grande squadra e per quella della provincia. A me piaceva tanto Riquelme del Boca, ma la mia squadra è il Cordoba. Altra domanda che ho letto "Qual è stato per me il tuo gol più bello e quale per te il mio". Io ce l'ho...
DP: Ne ho anche due o tre... Se parliamo di gesto tecnico, ne hai fatti tanti anche a giro sul secondo palo bellissimi. Ma quello contro l'Inter, per completezza, forse è il più bello. Ci sono stati altri che sono stati grandi gesti tecnici, questo è completo, dal controllo, all'uno due, al tiro...
DY: Io sono andato un po' sulla tecnica. Il tuo tiro a giro alla Del Piero, se ne scelgo uno, li prendo tutti. Ma il tuo gol alla Fiorentina, di mezzo esterno sopra il portiere, non so proprio come hai fatto a prenderla.
DP: Neanche io (ride). Però è anche il mio preferito, perché è diverso. Però, tu mi conosci molto bene... Un po' di fortuna anche. Ero indeciso se stopparla e poi tirare, ma c'era il difensore, allora ho pensato di tirare.
DY: E tutto in due secondi, è incredibile. Quando ci chiedono cosa abbiamo pensato quando facciamo un gol, non capiscono, perché succede tutto in poco tempo.
DP: E meno pensi, meglio è. E' l'istinto che ti fa fare le cose più velocemente. Tu comunque, sul gol più bello, ci hai azzeccato. E io?
DY: L'altro giorno mi hanno chiesto e mi è venuto in mente quello, perché è completo. Quello è stato un gol con tanti fattori. Purtroppo, non ci sono stati i tifosi per vivere quel momento così importante.
DP: Non ho mai giocato una gara ufficiale in uno stadio vuoto. Com'è stato?
DY: Fa piacere avere i tifosi, ma quando entro in campo cerco sempre di isolarmi. Senti qualche fischio, qualche "tira", ma quando giochi non lo senti. Quando entri in campo, però, vedi vuoto e fa strano: quando sono entrato in campo però, come mi hai detto tu una volta, avevo già acceso l'interruttore.... Quella volta a Madrid che sei uscito tra gli applausi, è stato più bello per la vittoria o per l'ovazione?
DP: A Madrid sono sempre duri con i giudizi, ma uscire tra gli applausi è stato come aver vinto un trofeo per me. Il mio gol su punizione più bello? Forse in quello in quella partita, per l'importanza. Ma raccontami il tuo gol più bello su punizione?
DY: Qui alla Juve ho avuto occasione di farne, se ne devo trovare uno, quello contro l'Atletico è stato sia bello sia importante. Quando mi sono avvicinato con Pjanic, gli ho detto tiro in porta. Lui mi ha risposto "tira basso così la devia qualcuno". Io volevo tirare alto però, non c'era spazio. O va in curva o sotto l'incrocio. E Oblak è pure forte, come Ter Stegen.
DP: Hai fatto gol a Ter Stegen?
DY: Due. Sai chi mi è mancato? Gigi...
DP: Io sono un portiere molto forte...
DY: Allora facciamo che chi non tira para... Tu hai fatto gol a portieri importanti?
DP: Io ho fatto gol a Gigi prima che venisse alla Juve. C'erano tanti portieri forti, Peruzzi, Pagliuca, Antonioli... Abbiamo una grande tradizione di portieri. L'Argentina meno vero? Più attaccanti?
DY: Insieme al Brasile, siamo stati sempre i più costanti. Dopo Maradona, è arrivato Leo, sarà difficile trovarne un altro, ma speriamo di trovarlo.
DP: E che Leo non è proprio un attaccante.
DY: Ha dei numeri incredibili, anche senza bisogno di avere un ruolo. Ora però, c'è bisogno di vincere un trofeo importante, speriamo di farlo già dal prossimo anno, se giocheremo la Copa America. Ora è il momento dei saluti Ale... E' stato un piacere come sempre, c'erano 50 000 collegati, abbiamo riempito uno stadio.
DP: Io ora devo salutare in spagnolo....