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Raggiunge gli occhi in fretta, la finale di Cardiff. Forse perché incastrata in dei ricordi matrioska: dalla partita si scende sempre più giù, scavalcando pensieri e scendendo nei particolari di una serata che è stata triste, amara, soprattutto tragica. Specialmente per i fatti di Piazza San Carlo, ma anche perché, quello che avrebbe dovuto diventare il compimento di un lungo percorso, si dimostrò un salto nel vuoto. Con tutta la paura, il terrore, il fracasso che n'è conseguito. Fu una disfatta. In campo e fuori. E fu il primo, grande scricchiolio di una squadra con un fisico statuario, e poi vistasi debole quando c'era da serrare le fila e tirare fuori il cuore. 

DUE ANNI DOPO - Due anni dopo, la Juve ha ricostruito. Ma la Champions si è trasformata: da sogno è diventata folle illusione. Folle come questi giorni che precedono la scelta del tecnico, compulsiva nel suo dedicarsi solo e completamente al progetto della coppa. Come se il resto non importasse. E forse non importa davvero. Se n'è andata metà della vecchia guardia, gli eroi di un ciclo che andavano e che saranno sostituiti da nomi importanti sono svaniti nel turbinio di emozioni, attesa e conseguente delusione. Due anni dopo, i muri sgretolati stanno però tornando un po' più su, sebbene la paura di quella notte non se ne sia concretamente andata, mai. Non l'ha fatta quella provata in campo, né quella provata fuori. Due anni dopo, ci si ritrova tutti un po' più fragili e innamorati di un risultato. Piuttosto triste, a pensarci.