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Verrebbe proprio da scriverlo: 'Caro Diario', sai che c'è? C'è che si sta proprio bene tra le belle sensazioni. La Juve ieri si è fatta abbracciare da una rappresentativa - molto genuina - di tifosi. Sono accorsi un po' ovunque e hanno dato una spinta non indifferente. Soprattutto, hanno fatto capire che la Juventus è tutto il mondo e non solo una porzione d'Italia. C'è spesso da difendere più un orgoglio che una città. 

Thiago è serio, concentrato. Ai suoi ragazzi si è già enormemente affezionato e si capisce da come sproni il gruppo, ci giochi quasi, li applauda e li rimproveri. Sarà pure una narrazione parziale - i problemi ci saranno, come ci sono sempre stati -, ma in quel pezzetto viene fuori uno sforzo collettivo di non ripetere tutti gli errori della scorsa stagione. 


L'allenamento 


Ah, mettiamo le mani avanti. I dubbi tattici c'erano all'inizio e i dubbi tattici ci sono ancora adesso. Nel senso: non era un allenamento per gli appassionati del gioco di Motta, che ha raggiunto vette umane profonde, ma non è stato il maestro che magari qualcuno s'aspettava. Pertanto, verso la prima amichevole, parecchie storie ci sono ancora sconosciute. Però dalla seduta di allenamento emergono due-tre fattori da non sottovalutare. Il primo: l'esercizio dei centrocampisti, che avevano il compito di andare avanti in pressione, era svolto da una mediana a due. E nel particolare da Thuram e Locatelli, i quali si candidano a una maglia molto probabilmente da titolare. 

Poi c'è Adzic. Ha parlato ai nostri microfoni ed è stata una bellissima scoperta: sguardo fisso verso l'interlocutore, idee chiare soprattutto riguardo al progetto che la Juve e lo stesso giocatore hanno in testa. Si partirà dalla Next Gen? Bene. Ma si vedrà partita dopo partita, anche perché fisicamente non ha davvero nulla da invidiare ai cosiddetti grandi. E Thiago sa che per lanciare i giovani non ci vuole un altro corso a Coverciano: serve lo spunto da solido allenatore.


La fatica 


Vera protagonista della seduta di oggi è stata la fatica. Che non accenna a esaurirsi, che si ciba di doppi turni di allenamento e a ogni sessione i giocatori sembrano davvero molto stanchi, praticamente provati. Colinet sbraita, ma poi li abbraccia. Pretende tutto e non fa sconti, neanche per sbaglio. E' un preparatore sui generis per le frasi utilizzate, per il resto non presta tanto il fianco all'onda social che l'ha pienamente travolto.  I ritmi sono alti e non tutti tengono perfettamente il passo. Robe normalissime. C'è però un giocatore che va nettamente più forte degli altri. Non è un nuovo acquisto, non è un Next Gen. E' il giocatore più pagato e rappresentativo di questa rosa. Oh, quanto sta bene Dusan Vlahovic. E quanta voglia ha. Con Thiago è già feeling ai massimi livelli.