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Finalmente un risultato da Juve in Europa, una vittoria pesante quando più serviva. La deve ad Angel Di Maria più che a tutti, vista la tripletta, ma sulle spalle del Fideo c'è una Juve che ora, inevitabilmente, deve avere una consapevolezza diversa. Il punto di domanda prima di ogni gara c'è e un po' di scetticismo c'era anche prima di questa partita... la domanda: come finirà? Vedremo una Juve versione Monza o versione Lazio, Inter, Salernitana? E la risposta non è, o meglio, non è stata sempre la stessa, anzi. 

Questa sera, per esempio, come sarebbe andata se... Anzi, no. La conclusione di questa frase sarebbe dovuta essere: "se Di Maria non l'avesse sbloccata subito?". Ma questo può valere un po' per tutto e in ogni senso. E quindi è meglio restare sulla testa, il vero nodo, e il se metterlo prima del fischio d'inizio, dando però un dato: se la Juve non affronta le gare nel modo migliore, concentrata e consapevole, può perdere con tutti, altrimenti è avversaria solida e rodata, che vince e allunga anche nel punteggio, che non si scioglie perché non conosce la difficoltà. Quando, invece, arriva un gol tutto si fa più complesso. E i numeri non sono un caso: solo due vittorie in tutta la stagione quando la Juve ha subito almeno una rete. Perché quando non arriva fioccano anche i 3-0.

Insomma, il nodo sta tutto lì. Nantes, però, rappresenta un piccolo ostacolo mentale superato anche lì dove la fatica si stava facendo più grande e a tratti insostenibile. Certo, non è l'Europa con tante stelle sul pallone e quella musica inconfondibile - l'unica pecca della stagione averla persa, dice Allegri in conferenza - ma è sempre l'Europa e dopo tre anni, dopo Lione, Porto e Villarreal, la Juve torna a superare un turno ad eliminazione diretta. E ora, con gli ottavi, ci sarà da abbattere la prossima barriera e così via, una dopo l'altra. Perché non può bastare, ma almeno è un inizio e qualche risposta inizia ad arrivare. Continuità, testa e lezioni possono fare il resto e scrivere un finale di stagione diverso da quello degli ultimi due anni, ma soprattutto dalla versione brutta e sbiadita di una Juve che ha, forse, intrapreso la strada per ritrovare la vivacità dei suoi color... del suo bianco e nero.