LA PARTITA - «Non può essere decisiva, è presto, però un bell’indirizzo lo può dare anche perché si affronteranno le due squadre che, dal mio punto di vista, si giocheranno lo scudetto. L’Inter è maturata e ha ridotto gli inciampi della scorsa stagione, mentre la Juventus per dna e approccio alle gare resterà lì fino alla fine. Se l’Inter dovesse vincere, comincerebbe a mettere un tassello importante, traccerebbe ancora di più il cammino che in tanti si aspettano in questo campionato. Però credo che pesi di più una vittoria per la Juventus. I bianconeri stanno crescendo, seguendo un credo, un calcio differente rispetto a quello dell’Inter, basti pensare che i nerazzurri hanno segnato 29 gol contro i 19 della Juve, sono dieci in più in sole dodici gare. Allegri sta formando nella testa dei propri giocatori un convincimento, gli sta facendo vedere che possono competere per lo scudetto nonostante abbiano qualità e fantasia inferiori rispetto ad altre rivali. Se dovessero vincere, superando l’Inter in classifica, fortificherebbero ulteriormente la convinzione di poter arrivare fino in fondo».
ALLEGRI - «Partiamo da un presupposto: Max lo stimo, lo ammiro molto. Io ho spiegato che in Premier le squadre dalla prima all’ultima in classifica propongono un gioco e se andiamo a vedere le prime tre dei sei-sette campionati più importanti in Europa, troveremo tutte formazioni che giocano un certo tipo di calcio. La Juventus in questo senso è un’anomalia, molto italiana, ovvero una squadra di vertice che lascia quasi sempre il pallino del gioco agli avversari. È un modo legittimo, a me per esempio piace il calcio fatto di sofferenza, non sono per forza un fautore dei giochisti o di Guardiola. Per me Allegri, in rapporto a quello che ha a disposizione, sta facendo ottime cose, però contro la Fiorentina, la Juve sembrava una squadra in lotta per salvarsi che all’ultima giornata gioca per strappare almeno un punto: ha fatto le barricate contro una squadra che fatica a fare gol... Allegri sta ottimizzando il materiale che ha, penso solo che sia difficile arrivare a maggio solo attraverso questa via: potrebbe fare qualcosa di più, penso al gol segnato da Miretti proprio a Firenze giunto al termine di un’azione ben costruita».
IL LAVORO - «Se ci soffermiamo ad analizzare la rosa della Juve, non è che ci siano poi tanti elementi di qualità e fantasia. Così Max è tornato a lavorare su equilibri tattici che aveva già sviluppato in passato: squadra compatta a 30 metri dalla porta, tutti pronti a interrompere il gioco avversario e ripartire, con forza e verticalità. Allegri ha più mediani che ali, più centrocampisti di raccordo che di costruzione e sa di avere difensori fortissimi di testa, granitici nella difesa del limite dell’area, meno in campo aperto, come Bremer. Quindi si è adeguato e sta ottenendo il massimo da tutti. E merita un applauso per un altro motivo».
APPLAUSO A MAX - «Allegri ha solo due, tre individualità e le sta gestendo molto bene. È una fortuna, fra virgolette, perché così non si trova grossi problemi quando esclude qualcuno, non ci sono big che creano casino. Gli unici possono essere in attacco, dove però sta ruotando tutti. E in questo senso si inseriscono i giovani. Allegri è secondo, in lotta con l’Inter, facendo giocare molti ragazzi, due quasi sempre titolari e gli altri che entrano in momenti particolari, pesanti, non sul 4-0, anche perché la Juve difficilmente va sul 4-0. Questo è il modo per farli crescere, non come fanno altri allenatori: mettono i giovani nel finale di gare scontate o quando hanno gente infortunata, per lamentarsi delle assenze. Poi dicono: “Ho lanciato questo e quell’altro”. No, non è così, tant’è che poi questi ragazzi vanno via o spariscono. Allegri invece li elogia schierandoli le gare vere, ne parla come giocatori adulti, con loro usa la carota, ma pure il bastone. Questo è il suo grande lavoro».
CHIESA - «Cosa non mi convince? Chiesa seconda punta. Come si è visto in nazionale con Spalletti, Federico ha bisogno di spazi, di partire largo. Nel 4-3-3 Chiesa è un’eccellenza. Certo, poi Allegri può dire che nel 3-5-2 può metterlo solo da seconda punta e che Chiesa ha segnato i suoi gol, ma in mezzo ogni tanto si perde e non sfrutta la sua velocità».
VLAHOVIC - «Qualche mese fa, avrei risposto 50 e 50, oggi dico 75% colpa di Vlahovic. Se tu sei forte, per quanto tu possa essere frustrato per le poche occasioni da gol, ti devi applicare, ti devi impegnare nella gestione dei pochi palloni che ti arrivano. A Firenze era “on fire”, ci credeva sempre perché molto coinvolto, giocava con gioia. Con la Juve è ovvio che sia tutto diverso, anche come pressioni, però ho scoperto delle fragilità in lui, nelle scelte, nel non essere intelligente calcisticamente nel momento in cui trova delle difficoltà. Sono crudo, diretto: quando dico che non ha intelligenza calcistica, non dico che non sia bravo e che non possa giocar nella Juve. Però deve saper fare le cose semplici, perché così non solo mette i compagni nelle condizioni di fare bene, ma anche di poter poi riavere lui la palla nel modo migliore. Il grande talento puro, è forte nelle difficoltà».
SENZA COPPE - «Alla Juventus, come status di club, non fa bene non disputare le coppe europee, ma per la rosa che ha Allegri, che doveva in un certo senso ripartire dopo la difficoltà della scorsa annata quando ha saputo tenere a galla la squadra nonostante il terremoto vissuto all’esterno, sicuramente è un vantaggio. Anche perché la partita che ha vinto al 96’ col Verona, se avesse giocato tre giorni prima in Champions contro un Psg, non l’avrebbe vinta. C’è un dispendio di energie, fisiche e mentali, diverse e c’è meno tempo per recuperare non tanto gli infortunati, ma gli acciaccati che con una settimana vuota possono riposare. Con le coppe no, chi è mezzo e mezzo deve giocare e così aumenta il rischio di farsi male».