
Dentro gli allenamenti di Tudor: individuali, intensi e addio al possesso
Oggi allenamento mattutino, ieri doppia seduta: mattina e pomeriggio, prima di una cena di squadra. Difficile sostenere che manchi l’impegno. E di impegno ce n’era anche con Thiago Motta, su questo nessuno ha dubbi. L’ex allenatore ha probabilmente pagato la sua rigidità nei confronti del gruppo, ma non certo la metodologia di lavoro. Tudor, però, ha una presenza diversa: i chilometri percorsi in allenamento sono più o meno gli stessi, ma se Motta si alternava tra il bordocampo e il centro del campo, Igor non si stacca mai dai suoi giocatori. Fischietto al collo, richieste continue di intensità: ogni esercizio è un’occasione per spingere oltre i limiti.
Come sono gli allenamenti di Tudor?
Nei primi dieci giorni della nuova era Tudor, il programma di allenamento e le richieste sono rimasti sostanzialmente invariati. Poi, da mercoledì scorso, con il rientro di tutti i nazionali, il tecnico croato ha iniziato a lavorare a pieno regime con il gruppo al completo. Ed è qui che emerge la vera differenza rispetto al passato: l'attenzione all'individualità. Tudor ha già modificato il ruolo di alcuni giocatori, fornendo loro nuove indicazioni. Un esempio? Nico Gonzalez. Per lui cambiano le richieste, le posizioni da occupare, il modo di incidere sulla partita: dettagli da assimilare in fretta per integrarsi nel nuovo sistema.
Dopo le intense sessioni atletiche e il lavoro tattico – soprattutto sui nuovi concetti –, una novità è subito balzata agli occhi: è scomparsa l'esercitazione sul possesso palla, sostituita da esercizi molto più dinamici. Tudor insiste su scambi rapidi e giocate verticali: uno, due tocchi e via, sempre in avanti, sempre alla ricerca della profondità. È questo il mantra della sua Juventus, una squadra che deve cambiare pelle in corsa con un obiettivo chiaro: trasformare l’idea in risultati concreti. Ci riuscirà? Per ora, l'impatto è stato evidente. E non di poco.
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