DUE FACCE - "Se la vedi in Champions League, la Juve appare concentratissima, ma in campionato arrivano i blackout. Preoccupante. Ora la qualificazione alla prossima Champions è tutta da conquistare, ed è l'obiettivo minimo. Questa squadra in passato ci ha abituati a grandi rimonte, ma ora come ora è difficile pensarlo."
COME SI SUPERA - "Nei momenti di crisi bisogna mettersi insieme e ricompattarsi, questo mini-ritiro aiuterà. Chiedersi come si fa a venire fuori da questa situazione. Un'unione che fa sempre la differenza nelle grandi squadre. Se ci sono frizioni tra giocatori e allenatore si accumula veleno che fa male a tutti. Ci vuole unione!"
SENZA CR7 - "La squadra si era abituata ad avere uno che basta dargliela e te la risolve. Sono dinamiche che hanno peso in una squadra, lo stesso Allegri quest'anno ha detto subito che avrebbe dovuto ricostruire più di quanto pensasse: è alle prese con difetti strutturali più profondi di quanto si potesse pensare."
COSA È CAMBIATO - "Ci ricordiamo bene l'Allegri di tre anni fa, a cui bastava spesso giocare 25 minuti per mettere in ghiaccio la vittoria. Oggi, rispetto ad allora, non sono cambiati solo Allegri e alcuni giocatori della Juventus, ma è cambiato anche l'atteggiamento delle altre squadre quando affrontano i bianconeri. Non puoi più permetterti non avere il coltello tra i denti per 90 minuti. Ora le avversarie sanno psicologicamente che la Juve la possono battere!"
DIAGNOSI - "In questo decennio la società ha fatto cose straordinarie e ha operato un forte cambio generazionale su tutti i livelli. La dirigenza riteneva certi cambiamenti indispensabili per migliorare le cose, ma evidentemente in questi ultimi anni si sono sedimentati problemi più grandi rispetto a quelli che un allenatore può risolvere. All'interno della dirigenza c'è tanta confusione ed è difficile affrontare certe situazioni così. Bisogna rimboccarsi le maniche con ferma onestà."