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Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, ha parlato in una conferenza a sorpresa a Castelvolturno. Ecco le sue dichiarazioni: "La Lega deve staccarsi dalla Federazione? Lo dico da anni. L’Inghilterra è l’unica che fa un certo tipo di calcio che fattura in tutto il mondo, noi non ne vogliamo sapere. Perché tanto i tifosi che vanno allo stadio portano voti politici e i politici non vogliono negargli l’ingresso allo stadio. Il problema è azzerare la Melandri, che ha rovinato il cinema e il calcio. Noi abbiamo svenduto il campionato a Dazn e Sky. Non siamo strutturati come un’associazione d’imprese, non siamo la confindustria del calcio. Il problema non sono le 18 squadre, ma quali squadre. Abbiamo una colonna che compete per retrocedere e l’altra per i primi posti, questo sottrae competitività ai tornei. La democraticità dove sta? Solo quando fa comodo".

ARBITRI - "Gli arbitri? Mi ritengo libero e credo di essere ricco, non solo economicamente, anche di finanziare con i miei soldi il nuovo centro sportivo con 12 cambi su 30 ettari che faremo nei prossimi 24 mesi. Ma sono un uomo libero, non me ne frega niente degli arbitri. Poi arriverà un momento in cui tutti dovranno ragionare in maniera diversa. Quando ho incontrato Florentino Perez ad Alicante, gli ho detto che aveva avuto il merito di lanciare un elemento scatenante con la Superlega. Quando ragioni come monopolio, sei antidemocratico. Perez ha avuto dalla corte europea la soluzione a tutti i problemi, si studia una competizione che parta da 5 miliardi d’entrate e si arrivi a 100 miliardi d’entrate".

CHAMPIONS LEAGUE - "Io ci rimango malissimo nell’uscita dalla Champions, che mi aspettavo di poter vincere. Se ci è andata a un passo l’Inter, che era a 20 punti da noi… Se vincevamo pure la Champions mi avrebbe declinato al mondiale per club che vale 100 milioni".

GIUNTOLI - "Io chiudo il bilancio con +80 di utili e 147 milioni di riserva a bilancio, non è che me li metto in tasca, anche perché fortunatamente non mi servono. Ma leggo sempre acredine, non so per quale motivo, invidia o cos'altro. Non per le critiche per me o per i miei collaboratori, di primo livello, come Giuntoli preso dal Carpi, cresciuto con noi per otto anni, nascondendomi addirittura che era juventino sfegatato (ride, ndr.) e sapendolo non l'avrei neanche trattenuto, nonostante il bene per lui, la compagna e il figlio. A Cristiano sono sempre pronto a dare una mano, ma certe cose non tollero, ma è un'altra storia...".

COLPE - "Alla fine di dicembre dissi che la colpa era solo la mia. Qui siamo in una famiglia. Devo considerare il parterre napoletano una bella famiglia. Dopo aver vinto lo scudetto non posso coltivare la cultura del dubbio perché fa male al fegato e fa male al cervello. Certe cose non è sempre possibile dirle e recitarle mentre accadono perché si pensa che si possano risolvere. Sono alla morte non c'è rimedio". 

IO PROBLEMA DEL NAPOLI? - "No, non penso di esserlo. Il De Laurentiis del futuro sarà quello che ha gestito il Napoli per 19 anni, con una non-conoscenza del calcio quando sono arrivato qui e ho avuto l'aiuto di Pierpaolo Marino e altri all'inizio. Però i giocatori più importanti li ho portati io e li ho trattati io. Lo stesso Spalletti non l'ha portato Giuntoli, in quel di gennaio, quando Gattuso non si sentiva bene, andai a trovare Spalletti con Chiavelli a Milano, lo convinsi ad accettare che se Gattuso non avesse trovato una soluzione al suo problema di miastenia oculare, gli avrei chiesto di subentrare. Lui non voleva, ma gli strappai un ok. Andai avanti fino a giugno, pur subendo l'eliminazione dalla corsa Champions grazie al gol di Faraoni, e arrivò Spalletti. Fece un terzo posto, dovevamo ringraziarlo, gli scrissero che doveva andare via e altre cose irripetibili. Napoli è una città complessa, bisogna avere l'umiltà di ascoltare tutti e poi accontentare. Penso di portare avanti il Napoli come questa stagione? Penso di portarlo avanti secondo la mia cultura del fare, sempre. Se non ci fossi io, lo stadio a Napoli non si farebbe così come il centro sportivo come quello del Manchester City. Ci sono i miei soldi personali a garanzia, ho bisogno che le leggi non siano così restrittive e poco d'aiuto a chi vuole investire".