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La seconda parte dell'intervista realizzata da Danilo per Tuttosport, in cui difensore della Juve parla di come ha vissuto la penalizzazione in campionato: "Beh, diciamo che da quando sono arrivato di stagioni normali ne ho vissute poche... Spero che ne arrivi una! Pronti via ed ecco il covid, adesso questo problema con la sentenza del meno 15. E’ stato brutto per noi accettare questa condizione, non è stato facile. Ma abbiamo capito che non potevamo fare niente: l’unica cosa che ci restava era andare al campo e dare il massimo così come in partita. Ma non è stato facile. Però siamo solo a febbraio per cui di tempo per fare bene ce n’è. Siamo ancora in corsa in Coppa Italia ed Europa League. E sino alla fine della stagione può succedere di tutto".

FEDELE ALLA JUVE - "Io sono certo che questo è solo un momento. Quello che la Juve ha fatto negli ultimi 10-15 anni è qualcosa di straordinario, solido e concreto. Questo è solo un momento. E poi per me non è una questione di soldi o status. A me ciò che interessa è lavorare in un posto dove mi trovo bene. Io sento che devo ripagare tutto quello che ho avuto, sarebbe troppo facile andare via e cercare un’altra soluzione. Quattro anni fa quando sono arrivato qui non ero nel miglior momento di forma e la Juve mi ha dato questa grande opportunità dandomi fiducia".

RESPONSABILITA - "Io sono il figlio più grande di quattro fratelli maschi. Ho iniziato a prendermi cura dei miei fratellini quando avevo 6/7 anni e i miei genitori mi hanno dato subito responsabilità. E poi a scuola o quando giocavo da bambino ne ho sempre avuta qualcuna in più. A 22 anni ero capitano del Porto e questo non mi ha fatto bene perché ho dovuto convivere con pressioni che forse era meglio gestire a una età diversa".. 

LA LITE ALLEGRI-TIFOSO - "Dico che è giusto. Siamo una squadra e in questo momento bisogna essere tutti uniti con i tifosi che ci danno forza. Chi fischia De Sciglio o uno qualsiasi fischia tutta la squadra. Ai tifosi dico di guardare come ci siamo compattati come squadra e abbiamo bisogno di tutti, anche di loro!"

AI TEMPI DEL REAL - "Nel mio secondo anno al Real Madrid ho vissuto momenti non facili. Ho fatto due autogol nel giro di tre settimane e non è stato bello perché in quel club tutto viene amplificato. Volevo andare via ma poi ho conosciuto un mental coach: sono andato la prima volta senza crederci molto ma dalla prima sessione ho capito che era utile e così è nata la mia passione su come ragiona la mente". 

ULTIMO MONDIALE? - "Non lo so se è stato il mio ultimo Mondiale: mancano ancora tre anni e mezzo. Gioco in Nazionale da più di dieci e dovrò capire se fisicamente sarò ancora all’altezza. E poi non abbiamo ancora il ct del Brasile. Viene Ancelotti? Vediamo, lui mi volle al Real Madrid ma quando poi io arrivai, lui non era più allenatore.  Nella partita con la Croazia meritavamo di vincere anche se non avevamo fatto una prestazione super. Ai rigori erano mentalmente più fiduciosi di noi. Ma sono ottimista per il futuro, perché nelle nuove generazioni vedo campioni che giocano già in top club".

MANCANZA DI CASA - "Sì, ma ora riesco a gestirla. Quando arrivai a 19 anni al Porto, nei primi 10 mesi ho pensato ogni giorno di tornare in Brasile. Non riuscivo a giocare come volevo. Poi ci si abitua".

DIVENTARE PADRE - "Mi ha cambiato tanto. Da quando sono nati i miei figli ho imparato a vedere il bello anche nelle cose brutte. Quando siamo piccoli è così, invecchiando purtroppo lo si perde questo atteggiamento. E così si è meno felici. Essere papà vuol dire essere un esempio, che non significa non sbagliare mai, ma essere integri. Sbagli, chiedi scusa e riconosci che hai sbagliato".