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Danilo ha da poco festeggiato le 100 presenze con la maglia della Juventus e si è raccontato a Tuttosport in una lunga intervista: "Da quando sono arrivato, ho sentito dire che “o sei della Juventus o no”. La particolarità di questa società è la cultura del lavoro: ogni giorno alzarsi dal letto e avere la voglia di migliorare, sapendo che quello che hai fatto sinora non basta. Questo è l’aspetto più diverso che ho colto qui e che ho imparato a fare mio".
 
STILE DI VITA -  "Io sono uno tranquillo, non di quelli a cui piace andare nei negozi, al ristorante. Passo già molto tempo alla Continassa o in viaggio per le trasferte per cui più posso stare a casa e più sono felice. A Torino c’è sempre il sole, come oggi, e la gente è sempre carina con me, mi tratta benissimo. Io sono un brasiliano di montagna, anche se da me non sono così alte come qui. E così quando prendo l’auto per venire ad allenarmi, vedo in tangenziale tutta la catena montuosa intorno a Torino e questa scena mi regala energia e soddisfazioni".
 
IL RUOLO DI CAPITANO - "E’ stato il mister, prima della partita con l’Inter. Ma innanzitutto voglio ricordare che il capitano è Bonucci. Lui mi ha aiutato molto per diventare quello che sono nella Juventus. Per me è un onore avere la fascia. Il lavoro del capitano non è solo parlare prima della partita, ma anche dedicare parte del proprio tempo per aiutare i ragazzi, confrontarsi con lo staff. Di fatto questo atteggiamento l’ho sempre avuto. A volte tolgo un po’ di tempo a me stesso per il gruppo ma lo faccio sempre con piacere".
 
RINNOVO DI CONTRATTO - "Finirà bene. La volontà di entrambe le parti è di proseguire insieme ancora, c’è un bel rapporto e così nei prossimi giorni ci saranno novità importanti".
 
CADUTE E RISALITE - "Io sono uno che guarda tutto ciò che mi succede intorno. I miei fallimenti sono quelli che mi hanno aiutato di più. Quando vinci e tutti ti fanno i complimenti, non guardi molto dentro di te. Quando sbagli e sei sconfitto, invece, in quei momenti ti guardi dentro, fai le giuste riflessioni. Solo facendo così sono riuscito ad vivere subito una rinascita e migliorare. In quei casi mi dico: “Danilo, cosa stai facendo? Dove stai sbagliando?”. Ricordo quando sono arrivato al Porto a 19 anni come il più pagato della storia del club ma nel primo anno non riuscivo a giocare come nel Santos o in Nazionale. Un po’ di fischi e contestazioni: e allora mi sono detto: “Ora guardo cosa fanno i migliori giocatori del Porto: Hulk, Moutinho e Martinez”. E così nell’ora e mezza prima di iniziare l’allenamento al centro sportivo ho iniziato anche io a fare fisioterapia, massaggi, visite specialistiche e poi ho cambiato atteggiamento nell’allenamento: i risultati sono arrivati".

POST CARRIERA - "Non lo so ancora, ma il primo anno tornerò in Brasile per una vacanza “larga”, per stare coi genitori e gli amici. Se dovessi restare nel calcio farò l’allenatore, mi piace l’idea di organizzare i calciatori in campo. E poi mi iscriverò all’università di psicologia. Non so se diventerò uno psicologo ma studierò per diventarlo. Mi piacciono le persone, le storie, la capacità di risalire dal basso, la resilienza». 
 
SU ALLEGRi - "Io mi vedo molto nel suo spirito. Non molla mai, anche nelle giornate più brutte trova il modo per motivarci. Anche nel momento di tempesta ci ha trasmesso calma".

SU BREMER - "Bremer è fortissimo fisicamente, nei duelli è invincibile. E poi è un bravo ragazzo, concentrato. Ha testa, ascolta, chiede, vuol imparare guardando i video. Tutti dobbiamo migliorare, nelle scelte e nella gestione della palla crescerà ancora: io e Bonucci gli stiamo sempre vicino".
 
 ANIMO BRASILIANO - "Ora c’è una generazione diversa: qui siamo io, Alex Sandro e Bremer. Per fargli tirare fuori un sorriso ce ne vuole! Ma penso anche ad altri come Casemiro, Thiago Silva. Però anche io mi lascio andare quando è il momento». 
 
VACANZE - "No, niente Maldive, Ibiza o altri posti del genere. Non se ne parla. Torno a casa mia, in Brasile, dove ricarico le batterie e vado a pesca".
 
OLTRE IL CALCIO - "Con una una fondazione che ormai ha 7 anni, aiutiamo 130 famiglie con bambini e usiamo il calcio per portare via i piccoli dalla strada. Offriamo vari servizi: dal calcio a incontri con professionisti".