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Le prime parole che Allegri ha pronunciato da cavallo di ritorno - così rimaniamo in ambito ippico, come piace all’allenatore - non sono state banali né indolori, soprattutto per quanto riguarda alcuni singoli. C’è stata ad esempio l’incoronazione di Dybala, c’è stato il disarcionamento di Bonucci dal ruolo di vicecapitano. La frustata più violenta e indicativa, però, il nuovo-vecchio allenatore della Juve l’ha riservata a un altro campione: Cristiano Ronaldo.

Allegri ha detto, o fatto capire, alcune cose fondamentali su Ronaldo. Numero uno: dovrà essere un modello per i giovani e dunque più responsabile nei confronti della squadra (in pratica, basta con la ricerca della gloria solo personale). Numero due: per lui “come per tutti ci sarà una gestione” (questo significa che non sarà titolare a prescindere e, soprattutto, in ogni incontro; si prospetta anche un CR7 in panchina). Numero tre: Cristiano calcerà le punizioni adatte ai destri, Dybala quelle per i mancini, e se magari arriverà un Pjanic al portoghese resteranno solo i tiri piazzati da lontano. Attenzione a non sottovalutare quest’ultimo elemento, che può apparire marginale. In tutti questi anni juventini Ronaldo ha tirato ogni punizione, segnando solo una volta e togliendo alla squadra tante opportunità di fare gol con specialisti più efficaci di lui. Un chiaro segnale di totale predominio della scena e delle scelte, della serie: io faccio quello che voglio, e se sbaglio non cambia nulla perché decido io. Adesso non sarà più così, pare.

A quanto ci raccontano, Ronaldo non è tornato a Torino entusiasta e soddisfatto. Se finora non ha ipotizzato l’addio alla Juve, è solo perché non ha trovato un club in grado di soddisfarlo più di quello bianconero per ingaggio e ambizioni. Ma le parole di Allegri possono accelerare la ricerca di un’altra società da parte di CR7 e, soprattutto, di Mendes. L’addio ai bianconeri non è facile, ma nemmeno impossibile.

@steagresti