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L’Atalanta, avversaria della Juve stasera nella finale di Coppa Italia e un tempo alleata (quasi vassalla), è diventata una specie di incubo per il club di Agnelli. Sia per i risultati, sia per il mercato.

Pensate ai risultati. La Juve acquista Ronaldo e mette a rischio il proprio bilancio per vincere la Champions, l’Atalanta spende infinitamente di meno e ha i conti in ordine. Eppure, nella competizione più importante d’Europa, i bergamaschi vanno perfino meglio dei bianconeri: nel 2020 sono arrivati a pochi minuti dalle semifinali, mentre la Juve è stata eliminata dal Lione agli ottavi; in questa edizione entrambe le squadre sono uscite agli ottavi ma una contro il Porto e l’altra contro il Real (un po’ di differenza c’è).

Quanto al mercato, ormai l’Atalanta - benché con mezzi economici decisamente inferiori - è diventata quasi una concorrente per la Juve. Investe meno dei bianconeri, ma con risultati straordinari. E anche nelle operazioni che le due società concludono tra di loro, è quella nerazzurra che sceglie meglio. Prendete Kulusevski: è andato dall’Atalanta alla Juve per 40 milioni e ancora non ha dimostrato di valere tanto. E poi prendete Romero: a Bergamo lo hanno avuto in prestito biennale, riservandosi la possibilità di riscattarlo (per complessivi 20 milioni) nel 2022, e sicuramente lo prenderanno a titolo definitivo perché in pochi mesi è già diventato un punto fermo nella squadra di Gasperini.

Spende meno, sceglie meglio, ottiene risultati più rilevanti. E stasera può anche alzare un trofeo proprio contro la Juve. L’Atalanta fa paura. Ma un modo per farla fuori c’è: la Superlega. Agnelli ci ha provato e pensate a quanto sarebbe stato ingiusto: una società virtuosa esclusa dal torneo più importante per dare gloria e soldi a chi lavora peggio. Fortuna che il blitz è stato sventato.

@steagresti