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In campo e fuori, tutta questa differenza proprio non s'è vista. Nei primi mesi di Sarri alla Juve, giochisti e risultatisti sono scomparsi assieme alla loro querelle. Le discussioni sulle trame di gioco sono diventate un lontano ricordo, gli attacchi ad Allegri un mezzo sorriso d'imbarazzo. E' cambiato tutto, sì. Ma solo in superficie: perché sui temi concreti questa squadra non è poi così distante dai pensieri del vecchio Max. Cavalli, ippica e metafore particolari a parte. 

IL BEL GIOCO - E' chiaro che sia una Juve con principi diversi, con idee più raffinate e meno raffazzonate. Ma ad ampio raggio, l'arcigno gioco dei bianconeri è rimasto tale. Anche i momenti e movimenti sarristi, quelli visti contro il Napoli in quella famosa ora di gioco totale, o anche il secondo tempo del Wanda contro l'Atletico, sono stati una goccia nel mare della calma, della gestione, della solita Juve che fa e che sceglie il momento giusto per colpire. Il bel gioco, insomma, non è quello esteticamente eccelso (che poi pure lì sono gusti...): è quando tutto funziona come deve, come può. In questo, la strada di Sarri è ancora un bel pezzo lunga. Controprova: la prestazione col Verona. Ancor prima, quella da brividi con la Fiorentina. "Se te per vedere la mano di Sarri pensi di vedere il Napoli forse non lo vedrai mai perché la squadra ha caratteristiche diverse", la stoccata di MS nella conferenza pre Verona. La Juve resta sempre dei giocatori, quindi delle caratteristiche che questi ultimi hanno. Maurizio darà un tocco, e poi qualche idea: "Ma senza andare contro le nostre caratteristiche".​

PURE BERNARDESCHI - Ma ci vorrà tempo, ci vorrà condizione, ci vorranno giocatori che ora si stanno inserendo in una squadra comunque brava a mantenere intatte le proprie virtù. Specialmente l'azzanno da 'fino alla fine'. Ognuno deve crescere: non solo in ottica squadra, ma anche singolarmente. A partire da Bernardeschi, altro esempio concreto di come da Allegri a Sarri il passaggio sia stato fondamentalmente poco traumatico. 'Può fare il centrocampista', la profezia di Max. Subito confermata da Maurizio. Del resto, tra uomini di calcio ci s'intende. E loro lo sono: con mille sfaccettature diverse, però uniti da una conoscenza profonda del gioco. Del bel gioco.