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Massimiliano Allegri passeggia nervosamente davanti alla panchina bianconera, va avanti e indietro, urla le indicazioni ai propri giocatori, si arrabbia per una situazione sempre più complicata. Poi la svolta, l’uno-due firmato da Cuadrado e Higuain che a San Siro riacciuffano uno scudetto quasi perso. C’è tutto nell’esultanza dei minuti finali di Inter-Juventus: gioia, rabbia, frustrazione liberata, ma anche una sensazione di inquietante fragilità.

MAX E I 'RIBELLI' - Allegri è una furia, afferra e spintona Higuain e Dybala, chiedendo loro con forza “di non esultare troppo” prima del fischio finale. E’ la Joya a rispondere a tono, irritato dalla foga dell’allenatore: “Calma, calma!”, si lamenta il numero 10, con uno sguardo che è tutto un programma. Il rapporto dell’argentino con il livornese sembra traballare sempre di più, ma non è l’unico indizio di una sorta di “ribellione” nei confronti del tecnico. Un’altra prova la dà Cuadrado, sperimentato per la prima volta da titolare nel ruolo di terzino destro. Fra alti e bassi, il colombiano si è rivelato decisivo, ma la confusione in panchina era tanta. “Il mister mi chiedeva di difendere, Chiellini diceva di attaccare”, confessa Juan nel postpartita. La sequenza del numero 3 (infortunato) che a bordo campo si improvvisa quasi allenatore in seconda, disattendendo le indicazioni di Allegri, contribuisce al caos generale. E lo stesso Max, d’altra parte, chiarisce a suo modo le priorità di questa fase di stagione: “Ma quali schemi! Le partite le vincono i giocatori”. Non chiamatela autogestione, ma la domanda sorge spontanea: questa Juve è ancora la Juve di Allegri?