8
Come accennavamo ieri nel nostro commento a caldo dopo Fiorentina-Juventus 1-1, quel goffo tocco col braccio di Adrien Rabiot al 28' è un emblema della squadra di Pirlo. Una squadra che offre qualche buono spunto a sprazzi, proprio come fa qua e là il centrocampista francese, ma che poi si squaglia sul più bello e mostra tutti i suoi limiti. E che soprattutto nel reparto mediano del campo soffre tremendamente.

INVOLUZIONE - Rabiot in patria era conosciuto come Cavallo Pazzo, e alcuni exploit come il gran gol segnato al Milan a San Siro l'estate scorsa sembravano deporre a favore di questo soprannome. Ma la sua chioma sciolta e le sue doti tecniche sono state risucchiate dalle sabbie mobili di una Juve dall'informe identità. Fino al nuovo appellativo di Giraffone Moscione affibbiatogli da Paolo Di Canio ieri a Sky Sport.

VALUTAZIONE - Restiamo convinti che, all'interno di un contesto funzionante, un Rabiot libero da troppe incombenze di impostazione possa offrire bei guizzi. Ma non è lui a far salire di livello un centrocampo in evidente difficoltà. Che tra Arthur, Ramsey, McKennie e Bentancur è lontano dai fasti di Pogba, Marchisio, Vidal e lo stesso Pirlo.

FUTURO - Così come due anni fa Rabiot fu un'occasione di mercato a parametro zero per non gravare troppo le casse societarie dopo l'investimento Ronaldo, ora può trasformarsi in una nuova opportunità in senso opposto: pedina di scambio per agevolare un'operazione in entrata che possa contribuire a risollevare l'organico bianconero.