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La visione di Fragile è da poco terminata e fa scaturire tante riflessioni nella mente di chiunque guardi il documentario prodotto da Juventus Creator Lab e visibile su Prime Video. Come ogni contenuto che si rispetti fa scaturire pensieri, idee, opinioni. Certo è che una volta terminata la visione di Fragile ci si sente tutti un po' più "fragili" ed umani. 

Nell'immaginario comune i calciatori sembrano visti come entità superiori, a volte forse non in grado di provare emozioni, quelli con le spalle larghe in sintesi. Fragile ci insegna che sono emotivi, eccome, lo dimostrano le mani di Nicolò che tremano. Il racconto di quando aveva paura ad uscire di casa perchè riceveva minacce da ignoti, addirittura dice: "A volte vedevo una persona sola in un angolo ed ero costretto a cambiare strada, avevo paura". 

Si pensa sempre che i calciatori abbiano una vita agiata, stipendi elevatissimi con cui possono permettersi ogni sfizio. Fragile però mette in luce le difficoltà: spesso ci sono tanti tempi liberi in cui è la noia a prendere il sopravvento, come accaduto a Fagioli. Un calciatore nella sua vita deve fare parecchie rinunce: cene, feste per esempio, anche qualche evento di famiglia. Soprattutto in giovane età può rivelarsi complesso, può farti sentire solo. Dire che i soldi non facciano la felicità è sempre scontato, Fragile però è la pratica dimostrazione di quanto detto. Oltre a dimostrarci umanità, sensibilità, fragilità come dice il titolo, ma anche difficoltà che un calciatore deve affrontare nella sua vita quotidiana che no, non è solo calcio e non è solo il tempo trascorso al campo di allenamento. Fragile quindi, oggi, rende tutti più sensibili. 

 



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