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E’ andato fuori agli ottavi di Champions, eliminato da una squadra - il Porto - che nel suo Paese nemmeno compete per la vittoria in campionato. A meno di rimonte clamorose, perderà lo scudetto interrompendo una serie di nove titoli consecutivi  conquistati con Conte, Allegri e Sarri. Non ha costruito una squadra divertente e spettacolare, né concreta e spietata. Okay, ha vinto la Supercoppa italiana, giocata grazie al titolo lasciato in eredità dal suo predecessore. Eppure tutti sono pronti a garantire che il Maestro (quando giocava), al secolo Andrea Pirlo, resterà l’allenatore della Juve anche nella prossima stagione. Perché?

La risposta che molti danno alla nostra domanda è disarmante: Pirlo guadagna poco, perciò la Juve se lo tiene. Ma questo non basta: non può bastare. Il club bianconero mette in mano al suo allenatore, chiunque sia, un patrimonio di centinaia di milioni di euro in calciatori, tra valore di mercato e ingaggi. Non ha senso che selezioni un elemento fondamentale dell’ingranaggio pensando di risparmiarne due o anche sei, di milioni. Qual è il danno - sportivo ma anche economico - che una scelta sbagliata in quel ruolo può provocare?

Allegri è stato mandato via da campione d’Italia e con un ricchissimo contratto in essere. Sarri lo stesso. Non possiamo pensare che Pirlo rimanga alla Juve senza scudetto solo perché guadagna poco, anche se i tempi sono duri per tutti (inclusi i club di calcio con i maggiori fatturati, i quali però continuano a pagare ingaggi d’oro ai calciatori). Crediamo, semmai, che Agnelli non voglia in alcun modo rinnegare le proprie scelte: questo allenatore lo ha preso lui e lo difende a tutti in costi, passando anche sopra al motto juventino secondo cui vincere è l’unica cosa che conta. Pirlo non vince? Rimane lo stesso. Una decisione assolutamente legittima, essendo Agnelli presidente e proprietario del club bianconero. Legittima e sbagliata. Per questo non scontata.