Per alcuni tratti, Alvaro Morata è l'attaccante che ricordavamo nella sua precedente esperienza alla Juventus. È una punta dinamica, capace di attaccare gli spazi e partire in velocità, e ha un discreto fiuto del gol. Quattro anni dopo, alla Continassa, si è presentato un atleta e un uomo più maturo, frutto delle esperienze di peso che lo hanno portato a vestire le maglie di Real Madrid e Atletico Madrid. Lo spagnolo è migliorato nel suo gioco spalle alla porta, oggi è abile a prendere palla, far salire la squadra, smistare il gioco e subire fallo dai difensori avversari: per molti versi rappresenta tutto ciò che è mancato alla Juventus nella passata stagione.
In tutto questo, Morata non ha perso il feeling con le partite che contano. Così come succede ai grandi calciatori - Cristiano Ronaldo, per prenderne uno a caso - la musichetta della Champions League non appanna la mente ma, anzi, mette ulteriore benzina nelle gambe. Le due reti segnate alla Dinamo Kiev lo dimostrano e toccherà ancora una volta a lui - mercoledì contro il Barcellona - far dimenticare le assenze e il fatto che la Juventus sia ancora un cantiere aperto. Con convinzione e dedizione alla causa, Morata ha ribaltato i giudizi su di lui e sta dando ragione a Paratici che, ancora ieri sera, ha ribadito come proprio lo spagnolo fosse la prima scelta per la maglia numero 9 bianconera.