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Sono 28 gli indagati dell'inchiesta della Procura di Torino che è andata a toccare anche la multinazionale Kerakoll, azienda di Sassuolo che produce colla per ceramiche. Una spy-story in piena regola, che vede al centro i vertici Emilia e Fabio Sghedoni, figli del patron Romano (a lungo presidente del Modena), e l'ex amministratore delegato Andrea Remotti, nonché due investigatori leggendari: si tratta dei sessantenni Riccardo Ravera, carabiniere in pensione, e Pinuccio Calvi, a sua volta nell’Arma, meglio conosciuti con i nomi di battaglia "Arciere" e "Vichingo" con cui fecero parte della squadra "Crimor" che il 15 gennaio 1993 arrestò nientedimeno che Salvatore Riina.

Se ve ne stiamo parlando è perché, in qualche modo, c'entra anche la Juventus. Ma andiamo con ordine. Come scrive Corriere.it, "i reati al vaglio degli inquirenti sono assortiti: corruzione e associazione a delinquere finalizzata ad accessi abusivi, email false, esercizio abusivo della professione di investigatore. Però a leggere le carte — 15 pagine firmate dai pm Gianfranco Colace e Giovanni Caspani — la sensazione è che altri sviluppi investigativi possano essere dietro l’angolo. Lo scenario è appunto da libro di spionaggio [...], un intreccio di «acquisizioni indebite di notizie e immagini» della vita privata altrui, «accessi abusivi a sistemi informatici», comprese le banche dati del ministero dell’Interno, intercettazioni ambientali illegali; e poi ex carabinieri, appartenenti alle forze dell’ordine, dipendenti di agenzie di security [...]. Ma che c’entrano i fratelli Sghedoni? Si sarebbero rivolti all’ex carabiniere (Ravera, ndr.) — che qui avrebbe svolto abusivamente la sua funzione di investigatore privato — per registrare di nascosto, in un locale in uso alla stessa Kerakoll, incontri e riunioni aziendali. L’episodio che investe i due fratelli è solo uno: e sarebbe una riunione legata al mondo del calcio tra Maurizio Setti (presidente dell’Hellas Verona, non indagato per questa vicenda), Romano Sghedoni (l’85enne ex contadino divenuto patron di Kerakoll, papà dei fratelli e a lungo presidente dello stesso Modena), Roberto Cesati, direttore generale del Modena in quel momento, e Stefano Bassi".

Prosegue il Corriere: "Va ribadito che Kerakoll in una nota spiega che Emilia e Fabio Sghedoni «sono sereni rispetto all’attività dell’autorità giudiziaria e confidano che sarà accertata la loro estraneità ai fatti». Dalle carte — che vedono anche il ruolo di «Vichingo», sempre operativo — emergono altri nomi e altre circostanze. Quanto a Remotti, sarebbe coinvolto nel tentativo di screditare un manager rivale. E lo avrebbe fatto organizzando un incontro tra questi e una donna, assistente per Kerakoll in Polonia ma definita dalla procura «professionista capace di creare situazioni imbarazzanti» al costo di 30 mila euro mensili".

E si arriva poi alla Juventus: "Mica finisce qui. Ci sono manager che spiano i dipendenti, funzionari delle forze dell’ordine che si appellano ad «Arciere» per entrare nei servizi segreti, esposti anonimi all’Ispettorato nazionale del Lavoro che attivano, senza passare per le regolari vie gerarchiche, accertamenti alla Juventus. Poi inquietanti tentativi di accesso ai dispositivi della Procura di Torino e un suo superconsulente indagato. Infine c’è pure la richiesta di annullare multe per lo «stewardaggio» del concerto di Tiziano Ferro a Torino del 21 giugno 2017. Ma è il meno, in quest’indagine esplosiva".