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"Mark Iuliano non abita più qui. Strappate la sua fotografia e smettete di guardare quel fallo su Ronaldo: emblema del piagnonismo nerazzurro o del potere bianconero". Apre così il Corriere dello Sport, che racconta il duello Juve-Inter e un ribaltamento di ruoli in una costante polemica a distanza, segnata dagli errori arbitrali a favore dei nerazzurri e da un rimpallo continuo del ruolo di grande favorita. Ma non solo.

Il quotidiano continua, sottolineando il personaggio chiave del duello: "Oggi all'universo Juve rode trovarsi dall'altra parte della barricata il miglior dirigente, per distacco, del calcio italiano. Quel Beppe Marotta da Varese che li salutò proprio quando loro pensavano che il meglio dovesse ancora arrivare. E invece era semplicemente l'inizio della fine. L'acquisto di Cristiano Ronaldo e la nascita dell'epoca Agnelli-Paratici-Nedved. La Serie A la chiamano Marotta League: quella foto di dicembre con Gravina ha fatto più male del no di Lukaku".  
E ancora, la sottolineatura sulla lotta a distanza: "Ci si aggrappa alla gomitata di Bastoni nell'area del Verona. Ma in realtà è altro che innervosisce. È la forza tranquilla di Marotta che li mette nella insolita condizione di insicurezza. Il dirigente che da anni si muove, agisce e parla da riserva della Repubblica. Che sogna - non ne ha mai fatto mistero - un giorno di ricevere una missione istituzionale. La polemica arbitrale è il pretesto, è l'inciampo della quotidianità. La vera insofferenza ha radici diverse. Gli juventini sanno benissimo che senza Marotta l'Inter sommersa di debiti sarebbe alla deriva. È lui che ha tenuto la nave salda col mare in tempesta. È lui il protagonista principale dell'inversione dei rapporti di forza. È lui che temono, più di Barella e Lautaro. Sono finiti i tempi in cui l'Inter erano gli inappuntabili Moratti e Tronchetti Provera seduti in tribuna: elegantissimi e perdentissimi come nel pomeriggio del 5 maggio (prima del riscatto del Triplete). Oggi in sede nerazzurra campeggia virtualmente la massima andreottiana “il potere logora chi non ce l'ha”. E gli juventini lo sanno fin troppo bene". E mentre Marotta sogna un ruolo istituzionale per il suo futuro, il Corriere evidenzia anche l'unico vero contro altare nella lotta: "Proprio lui, Max, è la spina nel fianco dell'universo interista. Il superstite della Prima Repubblica bianconera". La fine è ancora lontana.