Lei però la sera di sabato scorso ha condiviso il decreto con la possibilità di giocare a porte chiuse le partite di calcio e la mattina dopo ha chiesto di sospendere il campionato.
"Io dico che quella notte avevamo già considerato la possibilità di sospendere tutto, ma abbiamo preso la decisione di continuare a monitorare la situazione con l’aiuto del comitato tecnico-scientifico ora per ora. E quando abbiamo capito che quella sarebbe stata la strada più giusta abbiamo sperato che la Lega avesse un sussulto di dignità verso tutto il Paese, i tifosi, i calciatori".
Ma certe decisioni in emergenze del genere non spettano allo Stato?
"Certo. E infatti ci siamo assunti le nostre responsabilità. Registrando la grande incapacità del calcio a decidere. E vorrei dire che ora mi è tutto più chiaro".
A che si riferisce?
"Al fatto che le norme non c’entrano niente. Che il Dpcm serviva per mettere a riparo Lega e Sky dal rischio dei risarcimenti. Una delle due ci avrebbe rimesso. Solo una questione di soldi. E non mi faccia parlare dei messaggi che ho ricevuto".
Messaggi di chi?
"Di quei presidenti che prima mi insultavano per far giocare le partite, e poi hanno detto di chiudere tutto".
Ma che cosa chiede al mondo della serie A? Si dovrà pure voltar pagina...
"Chiedo di capire che ci sono circostanze in cui nessuno è immune, e bisogna avere la flessibilità necessaria per affrontare questi scenari. Flessibilità che non c’è stata. Perché, ripeto, la linea è stata dettata solo da ragioni economiche".