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104 decessi e 741 nuovi casi. I numeri della pandemia coronavirus che arrivano dalla Regione Piemonte, nella giornata di ieri, non lasciano spazio a interpretazioni: il record di morti è allarmante, anche a fronte dei 156 guariti e dei numeri in calo nelle corsie di terapia intensiva. La fase due, che il resto del Paese comincia a sperare, oltreché ad intravedere, non vale quindi in Piemonte, dove i numeri crescono in maniera allarmante. Il problema, al momento, resta sui controlli: solo ieri, ne sono stati effettuati 600, e dei 300 già processati un centinaio sono risultati positivi. Il problema, è che i controlli sono stati fatti su persone già potenzialmente a rischio, motivo per cui la Regione ha ordinato un'intensificazione delle operazioni. 

Come si legge su Il Corriere di Torino, ​Tiziana Tripodi della Cisl prova a fare un po’ di chiarezza: "La Regione ha la responsabilità di aver approvato un protocollo sulle rsa in ritardo, ma i datori di lavoro dovevano garantire migliori protezioni, visto che le infezioni diverse dal coronavirus capitano. Speriamo che quanto successo insegni qualcosa per il futuro". E le rsa in ritardo, o meglio, in emergenza, risultano essere il 10% del totale, circa un'ottantina, di cui almeno 20 sono già state visionate dai Nas. Così, mentre ​il Centro di biotecnologie molecolari dell’università di Torino inizierà a produrre migliaia di kit per il rilevamento del Covid-19, il Piemonte si trova a fare i conti con una situazione meno rosea delle aspettative, fronteggiando numeri che crescono, laddove invece dovrebbero cominciare a stabilizzarsi verso una fase discendente.