Come fate adesso?
"È successo tutto di fretta, da un giorno all’altro ci siamo trovati chiusi in casa, senza la possibilità di lavorare come ogni giorno. La sera prima ero a casa di Miralem e Douglas, come sempre a preparargli la cena. Il giorno dopo, tutti in quarantena, tutti bloccati a casa di colpo. Pjanic si è trovato un po’ spiazzato, perché curo a tutto io, dalla spesa alla preparazione".
E come avete risolto?
"Con quello che aveva nel frigo, doveva pur mangiare. Così, abbiamo fatto una videochiamata e mi ha chiesto di spiegargli come fare. E abbiamo assemblato il piatto".
Cosa di buono?
"Dobbiamo tenere conto che in casa non c’era niente, a parte la pasta e il pomodoro, perché di solito sono io che vado a fare la spesa. E quindi, siamo partiti proprio dalle basi. Questo il primo giorno, il secondo invece pasta al pesto. Fortunatamente, il pesto era già pronto, ma ho dovuto ricordargli di non cuocerlo! (ride, ndr)".
E con Douglas Costa, invece, come vi siete adattati?
"Douglas è stato più autonomo, si è arrangiato. Poi ora è tutto preso con Fortnite e con il suo cane…"
Tornando alla cruda realtà, come hai vissuto tutta questa emergenza? Rientri anche tu nei casi in isolamento dei dipendenti Juve?
"No, ancora no. Sono chiuso in casa come tutti, per precauzione, ma finché non verranno riconosciuti positivi o Douglas o Pjanic, io non sono mai entrato direttamente in contatto con Rugani, che è l’unico caso nella Juventus. Bisogna capire come si evolve la situazione, tra domani e dopodomani si saprà qualcosa di più. Al momento, sto in casa come loro".
E cucini?
"Cucina e Netflix. Fortunatamente, dove abito io, i supermercati sono ancora forniti. Ci stiamo dando alla cucina tradizionale in casa mia, ieri ad esempio polpette in tutti i modi.
Si cucina e si mangia. Come fanno i calciatori ad evitare di prendere i chili che, inevitabilmente, tutti ora rischiamo di prendere?
Questa è una problematica a cui dovremmo pensare. Dovremmo studiare un modo per fargli mangiare delle pietanze che non alterino i loro equilibri, ma che siano allo stesso tempo facili da fare da soli. Se mangiano pasta tutti i giorni, è ovvio che rischiano di prendere peso".
Questa è la dimostrazione che il cuoco personale non è un capriccio di un calciatore che guadagna tanto, ma una necessità per un atleta che ha bisogno di preservare al meglio il suo corpo.
Assolutamente sì. Il cuoco personale non è un capriccio del giocatore, anzi. Io sono stato scelto personalmente dal nutrizionista della Juventus che, tre anni fa, ha fortemente voluto questo progetto. L’equilibrio alimentare è importante quanto quello fisico, se non di più: uno può correre quanto vuole, ma poi la sera si mangia lasagne o quant’altro, non va bene. Qui abbiamo a che fare con ragazzi che si allenano tutto il giorno, in Continassa sono seguiti a pranzo, ma poi rischiano di arrivare alla sera e – sono soli, sono giovani – finiscono per ordinare pizza o altri alimenti scorretti. Questa tendenza si rispecchia più sui calciatori stranieri, che sotto l’aspetto alimentare sono più indietro rispetto agli italiani. Gli italiani magari hanno la famiglia o la fidanzata dietro che riesce a seguirne l’alimentazione. Anche se il nostro lavoro è più complicato che non solo far da mangiare, dobbiamo tenere conto del loro allenamento, di quante sedute faranno e di che tipo di lavoro svolgeranno in campo il giorno dopo. Ci sono regole generali che vanno bene per tutti, ma ogni giocatore ha il suo piano nutrizionale personalizzato, perché l’alimentazione non è la stessa per tutti".
Prima dei saluti, un consiglio per la spesa di domani?
"In linea di massima, l’obiettivo è quello di non rinunciare al gusto. Quindi, si può trovare qualcosa di buono è sempre meglio, purché sia equilibrato. Una dieta mediterranea, insomma, ma con molta attenzione agli zuccheri!"