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Antonio Conte torna a parlare dal palco del Festival dello Sport organizzato a Trento dalla Gazzetta

FRECCIATA - "Odio sentire che noi allenatori dobbiamo fare meno danni possibili. Se il pensiero è quello, non dovresti intraprendere questo mestiere". 

JUVE E 4-2-4 - "Dev'essere come un sarto, fare il miglior vestito possibile con la stoffa che ha a disposizione. Dobbiamo mettere il calciatore nelle migliori condizioni di esprimere il talento, senza fossilizzarsi. Ho vinto a Bari due campionati col 4-2-4, quando arrivai alla Juventus volevo giocare con quel sistema di gioco e ho iniziato a farlo. Poi vedendo le caratteristiche di alcuni giocatori, tra cui Pirlo. Avevo anche Chiellini che non si sentiva del tutto di fare il terzino sinistro. E allora ho fatto 4-3-3, poi è nata la difesa a 3". 

DOVE ALLENARE - "Un giorno mi piacerebbe allenare una squadra che ha vinto da poco... Perché per esempio ho preso il Chelsea reduce da un settimo posto, la Juve dopo il settimo". 

BUGIE E VITTORIE - "Quando sento dire che la storia non conta, per me è una grande bugia. Quando entri nella sede, nel centro sportivo, e ti giri e guardi... essere contornato da trofei, da coppe, comunque ti porta a dire 'questi ce l'hanno fatta, sono qui per cercare di ripetere quello che è stato fatto in passato'. Quando c'è la storia, anche se c'è della polvere sopra, la mentalità vincente la trovi e il percorso si fa meno complicato. Quando mi chiedono 'Mister, ma come si fa ad avere una mentalità vincente?, rispondo 'Vinciamo!'. Quando si vince si capisce cosa porta la vittoria, l'essere celebrati e scrivere la storia; poi hai voglia di ripeterti e fatichi ad accettare la sconfitta". 

PRESSIONE - "Ho bisogno della pressione, perché quando vinci te la godi ancora di più"

DURA... PER GLI ALTRI - "Sinceramente l'anno scorso, quando decisi di chiudere l'esperienza al Tottenham, mi ero ripromesso di dare più tempo alla famiglia e a me stesso, godendomi più tempo libero. Continuo a studiare, perché quando alleni rifletti partita per partita, ma è importante anche captare nuove situazioni. Mi sto godendo la famiglia, sto studiando ma è uno studio piacevole. Sono uscite voci di mercato, ma ho bisogno di dedicare tempo a me e mia figlia, che è una donnina. A Londra sono andato da solo, questa è una scelta di vita e per adesso mi sento di proseguire questo percorso e un domani ricominciare, pronto a dare battaglia. E sarà molto dura per gli altri". 

APPARTENENZA - "Non va dimenticato che il tifoso fa grandi sforzi per venire al campo, diventa fondamentale offrirgli una squadra che lo rappresenti". 

CALCIO SEMPLICE? - "No, penso che sia in continua evoluzione, è uno studio. Non mi vergogno a dire che a casa mi metto col subbuteo e davanti i video di squadre che mi interessano, per riproporre delle situazioni, farle mie e andare avanti. Se rimani fermo, gli altri ti superano. E' fondamentale essere credibili, e non solo coi calciatori, ma con 70-80 persone fra medici, fisioterapisti... Loro devono avere l'impressione di aver di fronte una persona che qualcosa ne capisce".