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L'attesa della vigilia, la carica nelle parole, la fame di vittoria e l'ansia per una gara così importante, che si scioglie non appena varcato il cancello di San Siro. Ronaldo, Higuain e Dybala da una parte, Antonio Conte dall'altra. E' il lui il grande protagonista della serata, ancor più dei 22 in campo. E' stato il volto della Juve, è quello dell'Inter. E chi lo amava ora lo odia, chi lo odiava ora lo ama, in un sentimento intriso di speranza più che di solo affetto. I riflettori della Scala del Calcio hanno scelto la sua panchina come punto di riferimento, come centro del palco a cui puntare, inclinando il proprio raggio. Ed è naturale che sia così. Sono passati 17 anni da quel "Stiamo godendo" che l'ha eletto a simbolo del 5 maggio juventino, e in mezzo è successo di tutto. Calciopoli, la Serie B, il ritorno alla Juve, lo scudetto al primo anno, le vittorie, la risalita e l'addio, brusco ma ricco di riconoscenza. Poi la Nazionale, il Chelsea e... il ritorno? No, l'Inter. Una scelta chiara. 

E allora si riparte da lì, dal cancello appena varcato per entrare al Meazza. Nella testa di Conte frulla un po' di tutto, tra tattica e tensione. Ad esorcizzare la paura di una caduta ci pensa il ruggito di San Siro, per una sera forse ancor più suo, che urla forte il nome del nuovo condottiero al momento dell'annuncio delle formazioni. Ha le chiavi dell'Inter in mano, non quelle della squadra, ma quelle dei sogni di tutti i tifosi. Loro, che hanno voluto far sentire e pesare alla parte bianconera dello stadio l'acquisto fatto. Risposta: fischi, copiosi e fortissimi. Oltre a uno striscione, che circolava già nelle ore precedenti al fischio d'inizio, non proprio amichevole. Botta e risposta. La Juve passa subito in vantaggio, Conte si sbraccia e si sgola, l'area tecnica non lo contiene. Questa partita vorrebbe giocarla e, in un certo senso lo fa, passeggiando anche dentro al campo.  Un lampo e l'Inter riacciuffa la Juve, San Siro si riaccende e riconosce i meriti del suo nuovo allenatore, esaltandolo. Con merito. Da qui in poi è una lotta dura, un'ora intensa di equilibrio, di occasioni, gol annullati e pali, fino al gol di Higuain. Il 2-1 è una freccia che centra in pieno il bersaglio, che fa male. L'espressione di Conte è tutta un programma: testa bassa, occhi pensanti e il volto di chi sa che ora tutto sarà più complesso. Ma la sua serata non è finita. 

Sì, perché l'amore finito, stracciato come nei peggiori tradimenti (questa la percezione per il tifo bianconero), lo rimette al centro della scena. E se prima per lui c'erano stati solo fischi, ora arrivano i cori. Il primo, inequivocabile: "Salta con noi, Antonio Conte, salta con noi". San Siro si svuota, spento come il suo entusiasmo perché questa non sarà una notte speciale, non sarà la notte di un'Inter alla ribalta, come il pubblico nerazzurro l'aveva sperata. E allora ancora: "Salta con noi, Antonio Conte". E poi: "Tutti a casa alè". E' finita. 

"Il gap con la Juve è troppo ampio, non si colma in un anno o due", ammetterà lui in conferenza. E' la resa. La prima notte di Conte contro la Juve è un mucchio di sogni andato in frantumi.