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Antonio Conte si racconta a 360°. L'ex allenatore della Juventus ha parlato a Belve, in onda su Rai 2.

CALCIO -”Cerco di non pensare al calcio quando sono a casa ma il lavoro te lo porti anche lì. Io diplomatico? Odio non essere diretto e le persone non dirette, poi sono un po’ permaloso”.

UNO COME ME – “Accetti il mio modo di essere se mi prendi, la mia idea, con i suoi pregi e difetti. Poi io sono una persona schietta ma anche molto impulsiva. Le mie reazioni sono chiarificatrici. Poi sono un po’ impaziente. Per vincere gli altri, devono buttare il sangue”.

FEROCIA – “Io sono esigente con me stesso e gli altri. Sono feroce perché odio perdere. Io sono un leader riconosciuto, in ogni squadra che vado è stato così. Sono nato per fare questo”.

VOTI – “8 da calciatore (anche come fisico attuale), 8,5 da allenatore, sono ancora giovane, posso alzarlo con il resto della carriera”.

IN CAMPO – “Da giocatore mi mancava il talento, cosa che da allenatore ho”.

SCONFITTA – “La vivo come un lutto per 36/48 ore, ecco perché la vivo da solitario. Mi sento male fisicamente però cerco di capire le motivazioni. L’importante è avere la forza, la rabbia di reagire alla sconfitta, a una disgrazia momentanea”.

STORIA – “Ho avuto la fortuna (e bravura) per scrivere qualcosa nella storia ma non sono sazio, vorrei, in futuro, una situazione in cui continuare a fare la storia. Chiaro che, quando vivi all’estero, capisci l’importanza e la bellezza dell’Italia. Sogno? Lo tengo per me. I matrimoni si fanno in due, magari non accadrà mai di tornare o allenare quella squadra, chissà…”.

VITTORIA – “Il tempo della gioia è minore, appena finita la partita c’è benessere e soddisfazione. Te la godi la sera poi riparti e pensi alla prossima partita. Mi riempio di gioia all’inizio, poi metabolizzo”.

ANTIPATIA – “Sono simpatico a club e tifosi che rappresento ma antipatico per tutti gli altri. Alla Juve era così. È sempre stata vista come la squadra da battere e da odiare. Giocare per la Juve non è da tutti, hai tutta Italia contro".

ESORDIO ALLA JUVE – “Davo del voi a Schillaci e Baggio, per profondo rispetto. Quel momento mi sembrava tutto più grande. Mi sentivo inadeguato, lo pagai il primo anno. Poi mi sbloccai con le unghie e con i denti”.

CONTROLLI SUI CALCIATORI - "Bisogna avere sempre grande preparazione. Avendo un trascorso da calciatore, ho delle esperienze pratiche che posso trasferire. Uno non può mettere dei limiti o proibire alcune situazioni, però sicuramente nell’imminenza della partita il consiglio è fare minimo sforzo possibile. Il minimo sforzo possibile significa essere passivi, l’altra parte deve essere molto attiva. Consiglio anche che sia la stessa partner, per non sforzarsi eccessivamente nel dimostrare altro. In campo bisogna performare, poi i miei sono consigli per migliorare e vincere. Sono tutte situazioni che ho sperimentato".

PAZZIA – “Partecipo molto in campo, prima ero peggio… Oggi sono più moderato, capisci che i calciatori si devono prendere le responsabilità. È crescita professionale. In terza persona parlo quando mi arrabbio? Era un modo per difendermi, per prendere le distanze”. LITIGI CON LE SOCIETA’ - “Colpa degli altri quando si perde o non mia? Grande cazzata. Dove sono passato, ho lasciato fondamenta stabili. Mai lasciato macerie. Quando ho dato tutto, sento di aver finito le energie, ecco che bisogna andare via. Poi, se mi fanno domande nei club, voglio che sia fatto come dico io”.

MANCINI - "Non voglio entrare nella sua vicenda ma le posso dire che, stando ai giornali, l’Arabia avrebbe fatto un’offerta a Mancini come ad altri e mi ci metto anche io. Io ho rifiutato. Avrei fatto come Mancini? Lui ha fatto la storia vincendo gli Europei, poi c’è stata la mancata partecipazione ai Mondiali… Forse sarei andato via anch’io".

ADDIO ALLA JUVE – “Devo sentire stimoli per continuare. Quello di cui mi sono più pentito è quello alla Juventus dopo tre anni. Quando anche per le piccole cose vedi grandi problemi... Decisi di andar via".

AMICI – “La mia volontà è sempre stata avere amici nell’ambiente extracalcio. Poi non ho moltissimi amici amici… Nemici? Con chi vende fumo non mi ci prendo”.

MOURINHO - “E’ un vincente, ho profonda stima e rispetto della sua persona. La vicenda in Premier League? Avevo festeggiato con i miei tifosi, nella mia panchina. Non pensavo ad altro. Ci siamo sempre detti quello che pensavamo, poi ci siamo stretti la mano una volta incontrati. In Inghilterra c’è stato un periodo molto focoso tra di noi, ora è tutto a posto. Non ricordo bene se gli dissi ‘Vediamoci nel mio ufficio’. Può essere l’abbia detta. Ma io sono così, io vengo dalla strada, non se lo dimentichi mai".

ALLENARE NAPOLI E ROMA – "Se mi piacerebbe? Sono due piazze che vorrei vivere per la passione che esprimono, spero di viverle in carriera, c’è tanta passione, sono piazze che si sposano con me. Spero che un domani ci sia la possibilità di fare questa esperienza. Serve però serietà e progetto. Perché non si è concretizzato nulla con gli azzurri? Non predo squadre in corsa perché sono situazioni create prima. Poi non so se Napoli e Roma si sono fatte vive. Con De Laurentiis parlo costantemente, c’è un rapporto personale e ha stima della mia persona. Poi ha fatto una scelta con Garcia e le sue scelte sono state lungimiranti, gli daranno ragione anche quest’anno. È un visionario".

FAMIGLIA – “Sapere della loro presenza mi fa stare bene. A Londra andai da solo e mi ha pesato. Non avevo una valvola di sfogo, lavoravo e basta. Aspettavo solo il giorno dopo per allenare”.

FISICO – “Mi piacciono molto i miei occhi azzurri. Non mi piacevano i capelli ma sono intervenuto”.

IL CASO DEL BROKER BOCHICCHIO - "Mi è sembrato strano, tutto quello che è accaduto nel momento in cui è tornato in Italia, tutta questa libertà che gli è stata data. Era chiaro che aveva truffato tantissime persone. Ci sarebbe voluta molta più attenzione e io penso che ci sia stato un po’ di lassismo da questo punto di vista. Riuscito a recuperare qualcosa? Una parte, l'altra vedremo cosa accadrà".

REAZIONE AD AGNELLI - "Mostrai il dito medio, ma non mi pento. Era stata una mancanza di rispetto, ma ci siamo chiariti".

EREDE - "Sono troppo giovane ancora, non ne vedo uno".

INVINCIBILE - "Non mi sento ancora tale".